martedì 15 gennaio 2008

Tre forme di rapporto con il diverso


"Una prima strategia, che possiamo definire di assimilazione, esprime la tendenza del gruppo maggioritario a inglobare quello minoritario, facendo in modo che esso rinunci alla sua differenza e accetti in pieno, riconoscendoli come superiori, i modi di vita e al cultura della maggioranza. E' stata una delle strategie comuni negli anni delle massicce immigrazioni negli Stati Uniti, e fu codificata nel cosiddetto movimento di americanizzazione, attivo soprattutto negli anni intorno alla prima guerra mondiale, che si poneva l'obiettivo di rieducare in profondità gli immigrati in modo che assumessero in pieno la lingua, i valori e gli ideali della società americana. Si tratta della strategia che di solito si manifesta per prima nel rapporto con il diverso, e che esprime l'orgoglio ( o anche solo l'abitudine antica) per il proprio modo di essere, e insieme una percezione di minaccia da parte di ciò che la metta in discussione. Di fronte a tale minaccia una risposta può essere quella dell'allontanamento e del rifiuto; l'altra, certamente meno ostile ma nella sostanza ugualmente intollerante, è al richiesta di rinuncia alla differenza e di adattamento completo alle proprie norme.

Una seconda strategia, anch' essa presente nei primi periodi dell'immigrazione negli Stati Uniti, è quella della fusione: le diversità mescolate in un ipotetico crogiuolo ( il cosiddetto melting pot) dal quale ci si aspetta che fuoriesca una sintesi superiore, migliore dei singoli componenti di partenza. L' idea di base è che ciascuna diversità possegga elementi positivi che meritano di entrare nella sintesi finale, ma anche la fiducia che le diversità non siano tali e talmente incompatibili da precludere quel rapporto stretto che è indispensabile per la fusione. In questa prospettiva la motivazione fondamentale che dovrebbe spingere a superare le diversità è l'ipotetico maggior valore della sintesi finale: se in ciascuna cultura c'è qualcosa di buono e si riesce a fonderle, il risultato sarà la migliore delle culture possibili.

Queste prime due strategie anche se in modo diverso, portano a un annullamento delle differenze, in nome di una supposta superiorità nel primo caso del modello maggioritario e nel secondo della sintesi finale. Ma esiste anche una terza strategia, che viene detta pluralismo culturale, la quale mira invece a mantenere le differenze, valorizzando ciascuna di esse in quanto possibile arricchimento del patrimonio culturale complessivo, il quale trae la sua forza non dalla fusione indistinta, bensì dal confronto e dalla pacifica coesistenza di culture diverse."*

*da "Stereotipi e pregiudizi" di B.M. Mazzara

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