martedì 24 maggio 2011

Matrimonio alla francese 2/2


Il rito sociale ha lasciato spazio a quello più intimo. L'obiettivo del viaggio e della permanenza di Conques è stato la cerimonia dell'anima durata il tempo sufficiente per condividerla con gli amici più stretti.

La seconda tappa del percorso di unione di Gabriela e Arthur non poteva che viversi, come in una metafora del viaggio, in un luogo di passaggio e pellegrinaggio quale la Via Podiensis sulla direttrice di Santiago di Compostela. Protetti tra le colline verdi e la primavera lussureggiante, si è voluto avere un ricordo lungo e condiviso, segnare un punto fermo e distinto.


Il secondo matrimonio è voluto essere soprattutto un momento di confronto, un dialogo con gli amici per prendere coscienza dell'atto simbolico. Un atto cominciato con il rito religioso celebrato nella parca e spirituale abbazzia di Sainte-Foy, dove le giornate sono segnate dai vespri e dal passare dei pellegrini.

 

L'apertura, filo conduttore di questo matrimonio, richiede di mettersi in condizione di ascoltare anche le cose che avevamo già ascoltato, molto tempo prima. Tornare in chiesa non solo per il matrimonio, ma anche per i riti quotidiani è stato come andare in moschea per la prima volta. Lo stato di stupore che si ha rivedendo i luoghi familiari dopo una lunga assenza crea un sentimento di ritorno. Tornare in chiesa dopo tanti anni ed assistere alla messa, ai vespri e alle preghiere del pellegrino, permette di osservare il rito religioso con lo stesso sguardo dato alla preghiera islamica del venerdì. L'amore per la comunità, il bisogno di senso, è il collante dei partecipanti. La capacità di osservare senza dover innalzare le necessarie difese dai dogmi ecclesiastici, permette una maggiore lucidità priva della paura di caderci dentro, la prova che una nuova maturità è stata acquisita.

Seguiti dall'ordine dei premontani, una piccola congrega di frati con una regola simile a quella benedettina e amica degli agostiniani, Arthur e Gabriela si sono sposati con rito religioso e spirito di apertura: religiosa lei, ma non lui, sono stati ammessi al rito cattolico per la consapevolezza che l'intransigenza ai principi di lui fosse meno importante della fede di lei e soprattutto dell'amore di entrambi.


Un matrimonio ricco di simboli, veri perchè personali, non conformi alla regola comune, nati dalla vita dei due giovani sposi. Un matrimonio che è stato anche un concerto, un incontro di musica come quello che li ha fatti conoscere al conservatorio di Strasburgo. Un matrimonio che è stato un punto di passaggio sul cammino dei pellegrini presenti.


Un matrimonio soprattutto leggero, ma spirituale. Dove la sposa non è vestita di bianco nemmeno in chiesa, dove ci si arriva a piedi perchè non ci sono macchine, dove risulta più comodo andare con le converse fino all'altare, dove alla fine s'improvvisa un concerto, dove si canta in latino, dove gli invitati stanno ad un'unica tavolata, dove allo stesso tempo è anche il compleanno dello sposo, dove la festa dura cinque giorni, dove i preti sono complici e non solo celebranti.



Un'apertura ed un rispetto, quello dei preti premontani, figlio del paese laico in cui viene celebrato, dove la religiosità si sta evolvendo verso un carattere universale nel quale abbandonati i toni totalizzanti, grazie al cosmopolitismo religioso odierno e al senso di apertura imposto dai giovani,  ci si considera ormai una minoranza felice, una delle tante che costituiscono il tutto, felice di far partecipare chi non aveva mai partecipato.


Il rito è apparso spoglio della pesante liturgia cattolica considerata ormai un retaggio del passato, considerata viva e attuale solo nei paesi tradizionali che ancora non hanno adeguato la visione ecclesiastica al terzo millennio. Il clero francese si è reso conto della necessità di semplificare e universalizzare il messaggio cristiano per volersi fare ancora ascoltare dai giovani che sembrano non comprendere e giustificare i vecchi sacramenti del passato.

Un senso rivisitato grazie ai progressi della modernità e della società attuale che è riuscita a respingere numerose posizioni oscurantiste, ma non ha potuto modificare l'approccio di fondo del mondo religioso. Dove il credo è fissato per sempre. Dove non c'è un progresso nè ci sono sviluppi. C'è unicamente l'obbedienza alla legge e al dogma, in completo contrasto con il metodo scientifico che ricerca le verità intellettuali in maniera critica e non dogmatica.

Un matrimonio di apertura, ma per questo anche di contraddizioni normalmente assenti nel perfetto mondo della religione. Mondo che oggi decide di scendere a compromessi per confrontarsi con la realtà odierna: accettare la dottrina oggi, avendo interiorizzato le conquiste della modernità, obbliga sì a spogliarsi delle vecchie usanze e delle non più credibili tradizioni, ma obbliga anche a lasciare spazi non affrontati dal metodo critico e razionale generalmente utilizzato per l'interpretazione del mondo. Spazi dogmatici necessari sui quali erigere i pilastri della dottrina. Perchè se si accetta la religione oggi, si decide di non voler tutto spiegare per non cadere in contraddizione con se stessi.