venerdì 28 dicembre 2007

Io sono polacca

La Polonia dal 1° maggio 2004 è considerata non solo geograficamente, ma anche politicamente Europa. Siamo tornati nel posto che storicamente ci è appartenuto per secoli. Il passaggio dal regime comunista alla democrazia non è stato affatto facile; l' entusiasmo, la speranza si sono alternati con sacrifici, compromessi, speranze disattese.

Nel 1949 l' Unione Sovietica formò il Consiglio di assistenza economica reciproca (COMECON) insieme ai paesi del blocco comunista dell' Europa dell' Est (Bulgaria, Cecoslovacchia, Germania dell' Est, Polonia, Romania e Ungheria) più la Mongolia. Lo scopo di questo accordo era di dirottare il commercio dai paesi dell' Occidente e conseguire un maggiore grado di autosufficienza nell'ambito dei paesi comunisti. In base a tale patto, la gran parte dei paesi membri importavano petrolio e gas naturale dall' Unione sovietica in cambio di prodotti agricoli e industriali.

Nei paesi membri del COMECON lo stato controllava tutte le transazioni internazionali per mezzo di un numero di imprese commerciali di stato, ognuna specializzata in una linea di prodotto. In base a questo sistema la tipologia e l'ammontare di beni importati erano determinati dai piani nazionali in base alle esigenze in eccesso rispetto alla disponibilità di prodotti nazionali.

In questo modello di scambio, le considerazioni politiche hanno giocato un ruolo più importante di quelle economiche, mentre i vantaggi comparati e i prezzi relativi dei beni non avevano alcun ruolo diretto. Infatti queste economie pianificate, economie in cui i prezzi non erano determinati dalle forze di mercato, ma dalle direttive di governo, generalmente enfatizzavano l'autosufficienza e tendevano a guardare il commercio internazionale come un male necessario per chiudere il bilancio materiale e ottenere beni e servizi che il paese non poteva fornire direttamente.

Dalla fine del 1989 i regimi comunisti sono crollati in tutta l'Europa dell' Est ed in Unione Sovietica. La Germania dell' Est e dell' Ovest si sono riunite, la Iugoslavia si è disintegrata e l' Unione Sovietica si è dissolta.

Questi importanti cambiamenti politici sono stati innescati almeno in parte, dai fallimenti economici della pianificazione centralizzata. Tutti i 12 paesi dell' Europa Centrale ed Orientale e i 15 Nuovi stati indipendenti (NSI) della ex-Unione Sovietica, stanno ora lottando per ristrutturare le loro economie e il loro commercio estero secondo i principi dell' economia di mercato.

Il passaggio da un'economia pianificata ad un'economia di mercato è costato in termini di disoccupazione, inflazione, dissesti economici, livelli insostenibili di debito estero, fame. Ma abbiamo guadagnato una fragile libertà, rifiutato una mediocre sicurezza economica per tornare padroni di noi stessi, siamo usciti da una fase di ubbidienza, dove chi non ubbidisce non mangia, per una fase di maggiore libertà d'azione, liberi dalle coercizioni.

Pochi giorni fa sono cadute ufficialmente le ultime barriere, si sono allargati i confini, i territori esplorabili non sono più decisi dal governo, dallo stato, ma sono rimessi alla mia capacità. Due persone che venti anni fa non si sarebbero mai potute incontrare al di là di una cortina di ferro, ora sono libere di amarsi. Un ragazzo inglese ed una ragazza polacca, incontratesi per caso, ora possono decidere di stare insieme.


martedì 25 dicembre 2007

Merry Christmas from Japan


This is a message that Yoshi sent me from Japan and I want to share it with you:

Hey alessandro, how are you ? everything is fine here. my father, he's also fine.
I saw your blog. that's cool, man ! black and white is much cooler than color picture.

I'm getting used to Japanese culture again, but it's still strange for me a little bit.


Japan, we traded with many countries such as Portugal, Spain and England before
,but after1600, we decided to trade with only Holland and China at small artificial island "1.3ha"! in Nagasaki.

we built this Island only for trade...probably we were afraid of foreigner..
I also don't know why we traded with only Holland and China...maybe we just wanna smoke...

we continued this trade from 1600 to 1850 ! about 250 years ! many Japanese, we never met foreigner in their life.
It was enough time to make original culture... no shake hands...no look at eyes...and so on, and so on..

after 1800, many countries, they wanted us to open Japan, but we didn't want it.
"they wanted, but we didn't want..."that sounds cool, doesn't it !? we wanted to stay away from them. we still wanted to be cool !

,but 4 American big warship came to Japan in 1853 finally. we got shock a lot, and then we decided to open Japan reluctantly...no chance


even after this, we could keep our own culture easily because Japan is island and far away from Europe.
, but in 1945, we lost war, and manything was changed dramatically. now we celebrate Christmas....

In Japan, we celebrate Christmas with couple, and we celebrate new year with family.It's opposite of Europe.
I like new year in Japan, but I don't like Japanese Christmas. we should be cool from Christmas...many Japanese, we are not christian..


anyway,merry Christmas and happy new year !

It's snowing here.
yoshi


domenica 23 dicembre 2007

Amore mio, Buon Natale


Dan è molto più giovane di quanto sembri, classe '86, è in giro per il mondo da quando aveva meno di 18 anni. Ha una filosofia di vita alquanto originale e nei suoi lunghi viaggi un giorno, inaspettatamente, ha conosciuto una ragazza.

Era sulla strada per la Lituania, ma questa ragazza le ruba il cuore, si trovano da subito perfettamente insieme, condividendo interessi, divertimenti, birra e il loro cane cieco, Sniffy.

Lei è una socio-operatrice che spende i suoi pomeriggi con i bambini in attività di doposcuola, lui saltuariamente insegna inglese, viene dalla città di Sheffield, e ha una sola ambizione: girare tutto il mondo. L'amore e la vita con Sylwia l'hanno trasformato in un essere più sedentario del solito, sebbene riescano a sposare le esigenze di entrambi. Non hanno le esigenze di quella che in Italia verrebbe definita un'esistenza precaria. Lavori saltuari, mal remunerati, non hanno una casa, prospettive di carriera o stabilità davanti a loro. Eppure si sono creati e coltivati un microambiente all'interno del quale sono felici; naturalmente un minimo di soldi per viaggiare sono necessari, così come per vivere, e loro fanno quanto basta, non lo stretto necessario, ma neanche il superfluo. Una via di mezzo in cui è sempre più facile trovare tantissime persone giovani, non schiave delle mode, delle convenzioni e delle ambizioni comuni. Uno stile di vita che richiede dei compromessi naturalmente, ma che dà anche un grande senso di leggerezza e di libertà, se tutto va bene.

Nello stesso stile hanno impostato la loro relazione. Nel giro di due settimane lui ha deciso di non proseguire da solo verso Lituania e mar Baltico, si è fermato in Polonia, a Varsavia, e poi hanno proseguito insieme.

Ora, dopo più di due anni sono abbastanza rodati; lui non bloccato da un lavoro fisso, appena ha abbastanza soldi parte per qualche paese, quando può sospendere il lavoro e ne ha abbastanza anche lei, vanno insieme.

Oggi la sera di Natale la passeranno a distanza, lui in Bielorussia sulle tracce di una bottiglia di Vodka, lei probabilmente con gli amici e la famiglia a casa. Una coppia che non sente il peso delle feste, dei riti collettivi, dei regali, una coppia che vive e lascia vivere di relazioni multiple, leggera ed aperta, che Attali avrebbe definito piena di solitudine, come conseguenza della affermazione della propria individualità che non si perde, ma si rafforza nel rapporto a due.

Due persone a cui il termine coppia va stretto, che preferiscono parlare di un "me" e un "te", che fanno e hanno progetti assieme, e non usano un "noi" maiestatis come se si parlasse di un' unica entità, uno + uno non fa uno, ma sempre due. Una semplice equazione che li aiuta a far di conto nelle loro scelte di vita. Saranno due persone profondamente sole? Voi che dite?


Io sono nomade

Io sono Dan.

sabato 22 dicembre 2007

Liberiamo l' amore

Sull'espresso di qualche tempo fa ( il 13 dicembre) è comparso un interessante articolo, "Liberiamo l' AMORE", colloquio con Jacques Attali di Maria Grazia Meda.

Jacques Attali è un economista francese che si è ritrovato a parlare di amore nel libro "Amours", dove sono riportate le sue riflessioni in tema di relazioni affettive. Attali parte da un'analisi della società odierna in cui individua un crescente senso di solitudine dovuto alla caduta di gerarchie, barriere e caste; "il prezzo che dobbiamo pagare per la formidabile opportunità legata alla libertà individuale è la solitudine", pensa da molto tempo "che assistiamo a un'evoluzione profonda della nostra società verso un'apologia della masturbazione".

Passando per un'infelice analisi della libertà individuale, "se tutto è precario - e un contratto di lavoro lo è, e così ormai anche il contratto d'amore - fare l'apologia della libertà individuale implica fare un'apologia della slealtà", si sofferma sull'aspetto più interessante che è stato l' aver sottolineato il legame puramente culturale e occidentale tra amore e possessione.

"L'amore non è possedere l'essere amato, ma fare un progetto con lui. In questo senso, se posso costruire questo legame con una persona nulla impedisce di costruirlo con più persone contemporaneamente".

Ovvero, il superamento del modello della coppia eterosessuale monogama è un futuro non troppo remoto, in quanto:

"Le varie dimensioni dell'amore non fanno più un unicum. La sessualità, la riproduzione biologica, la riproduzione sociale, l'affetto e la tenerezza erano le dimensioni dell' amore, che formavano un unicum, ma che oggi stanno esplodendo e andando in direzioni opposte".

Le cause? Globalizzazione, Web, conflitto di valori, società interconnesse, oggi è normale avere più amici, domani lo sarà avere più partner; una teoria interessante, dove avere più partner sarà indice di successo relazionale, ma dove non viene presa in considerazione la scarsità di risorse: la scarsità di tempo. Avere più amici, oggi, è una realtà, ma quanti sono quelli veramente intimi? Meno delle dita di una mano? In una condizione in cui il tempo diventa sempre di più il lusso, quanto sarebbe fattibile avere non una, ma due o tre partner ? Diventerebbero un'occupazione a tempo pieno per un rapporto così come lo intendiamo noi oggi, amore inteso come fare progetti assieme, richiede un quantità di risorse non indifferente, prima su tutte il tempo. Allora se non si vuole confondere l' amore "aperto" con le coppie aperte, le relazioni multiple sarebbero fattibili al costo di ridurne la qualità stessa, ma voi aumentereste il vostro numero di amici rinunciando a quegli insostituibili momenti di intimità con quest'ultimi?

Un'equazione, quella temporale, che non permette magie e trucchi, tanto meno congetture su possibili relazioni multiple, a meno che non si intendano quest'ultime dislocate nel tempo, ovvero come amori nomadi, trasparenti, ma dislocati e successivi. Un fenomeno non certo nuovo, spesso(se non sempre) inteso a livello maschile, dove l'amore nomade e temporaneo è legittimato dal viaggio, una condizione frequente oggigiorno.

sabato 15 dicembre 2007

Le coppie di fatto in Italia

Tanto per rimanere un po' in tema, vediamo dalle parti nostre, in Italia, com'è la situazione per le coppie di fatto, etero e non:

LA CONVIVENZA IN ITALIA*

Nel nostro Paese la pesante influenza cattolica ha storicamente caratterizzato la legislazione italiana anche in questa materia: ad esempio, solo nel 1919 la donna sposata ottenne la piena capacità di agire e di disporre dei propri beni.

Per tutti gli anni ’50 il concubinato adulterino fu punibile per legge: mentre bisognerà attendere il 1955 perché dalle carte d’identità sparisse l’obbligo dell’indicazione della paternità (e di figlio di NN) e, addirittura, il 1975 affinché fosse concesso anche alla madre di esercitare la patria potestà sui minori. Nell’ambito di tale riforma del diritto di famiglia, tuttavia, si evitò accuratamente di normare la convivenza.

Oggi che tantissime coppie convivono, oggi che anche la pubblicità propone ripetutamente modelli di famiglia non tradizionale (e, come afferma un creativo, «essa si limita a registrare quello che avviene nella società»), ebbene, ancora oggi in Italia manca una legislazione sulla materia.

La politica sembra non coglierne l’importanza: solo recentemente, e non dappertutto, le convivenze hanno fatto capolino in alcuni bandi regionali per la concessione di alloggi in edilizia popolare, generalmente con un punteggio più basso rispetto alle coppie sposate perché la Costituzione dà priorità alla famiglia fondata sul matrimonio. Nell’inerzia del legislatore alcuni Comuni e Regioni hanno preso iniziative, anche di tipo economico, per il riconoscimento delle coppie di fatto. Nel giugno 2006 la Regione Puglia ha varato una legge regionale che estende i servizi sociali alle unioni di fatto e alle coppie gay.


LE TESI CATTOLICHE*

Nonostante i sondaggi sfavorevoli, la posizione cattolica resta assolutamente intransigente: nessun riconoscimento per i conviventi né a livello governativo né a livello locale, in caso contrario lo scontro è totale, specialmente in Italia dove gli aut-aut del Vaticano vengono presi in seria considerazione.

Lo stanziamento di fondi a favore delle coppie di fatto da parte della Regione Lazio, ad esempio, è costata al suo presidente Piero Badaloni prima una violenta campagna di stampa da parte dell’Osservatore Romano e, in seguito, l’esplicito e decisivo appoggio delle gerarchie vaticane al suo rivale Francesco Storace nelle elezioni del 2000. È doveroso segnalare che, nel dicembre 2005, la nuova giunta regionale ha annunciato l’estensione alle coppie gay di alcune provvidenze economiche.

A ribadire il concetto, il Pontificio Consiglio per la Famiglia ha prodotto il 26 luglio 2000 un documento intitolato Famiglia, matrimonio e unioni di fatto, con il quale i governi venivano esplicitamente sollecitati a cancellare le leggi, ove esistenti, a sostegno delle unioni civili. Le tesi sono sempre le stesse e «puzzano» di stantìo: «l’uguaglianza di fronte alla legge deve rispettare il principio di giustizia, che esige che si tratti ciò che è uguale come uguale, ciò che è diverso come diverso […] Le unioni di fatto sono conseguenza di rapporti privati e su questo piano privato dovrebbero restare».

Il 26 gennaio 2003, il papa ha definito le unioni affettive diverse dal matrimonio «una caricatura della famiglia». Il 28 marzo 2007 la Conferenza Episcopale Italiana ha emesso una nota pastorale, ancora una volta estremamente chiusa a ogni riconoscimento delle unioni civili.

La linea è così chiara ed esplicita che c’è stato qualche parroco che si è addirittura rifiutato di battezzare il figlio di una coppia di fatto.

Non tutto il mondo cattolico è così monoliticamente ossessionato dalle coppie “peccaminose”: l’Azione Cattolica nel marzo del 2000, pur condannando la votazione del Parlamento europeo sulle coppie gay, ha ammesso che le tante richieste di legalizzazione sono la spia di una «situazione di sofferenza» a cui si dovrebbe «andare incontro».

COPPIE GAY*

Le coppie gay soffrono, in Italia, della stessa mancanza di diritti delle coppie eterosessuali.

Se la Chiesa cattolica vede come il fumo negli occhi le convivenze eterosessuali, figuriamoci quelle omo: un documento della Congregazione per la dottrina della fede del 1992, dopo aver concesso che gli omosessuali sono «persone umane» come le altre, sostiene poi che «vi sono ambiti nei quali non è ingiusta discriminazione tener conto della tendenza sessuale […] a motivo di un comportamento esterno obbiettivamente disordinato».

Nell’ottobre 2000 un ennesimo documento ha giustificato la disparità di trattamento nei confronti di gay e lesbiche con la loro «oggettiva impossibilità di far fruttificare il connubio mediante la trasmissione della vita»: una tesi veramente insulsa poiché, secondo la loro logica contorta, della stessa discriminazione dovrebbero essere passibili le coppie eterosessuali sterili.

A oggi, in Italia, l’unico riconoscimento ottenuto è quello della possibilità di partecipare ai bandi per l’assegnazione di alloggi popolari (in prima fila il Comune di Bologna con una propria delibera del 1992).

Il 21 ottobre 2002 una coppia gay di Pisa è riuscita, grazie alla doppia cittadinanza di uno dei partner, a ufficializzare la propria relazione presso il consolato francese in Italia.

*da UAAR.it


Infine vi segnalo un blog; non è altro che un progetto fotografico avente ad oggetto le nuove famiglie:


www.lenuovefamiglie.blogspot.com

domenica 9 dicembre 2007

Noi siamo sinceri


La qualità delle nostre azioni è generata dal meccanismo sociale della sanzione, cioè dalle conseguenze negative a cui è soggetto colui che si sottrae agli standard socialmente definiti. Ovvero, talvolta il perseguire o meno un determinato comportamento dipende dal bilancio complessivo dei giudizi delle persone a noi care come quelle più lontane, ma del cui giudizio siamo comunque in un certo senso spaventati, e a causa dei quali potremmo vivere esperienze anche molto negative.

Abbandonando l'idea di un'etica sociale innata nell'uomo, la morale(ed i connessi giudizi di qualità sulle nostre azioni) può essere interpretata come il frutto di un processo evolutivo, che nasce senza la programmazione di alcuno, frutto inintenzionale delle interazioni sociali:

"Le nostre continue osservazioni sugli altri ci guidano, insensibilmente a formarci certe regole generali relative a ciò che è adeguato e appropriato fare o evitare".(Adam Smith, The Theory of Moral Sentiments).

Ma se tali regole sociali di condotta sono frutto di un processo naturale ed evolutivo, perchè talune azioni, spinte da un desiderio così semplice e naturale come quello d'amare, di creare bellezza, sono giudicate riprovevoli? Forse che esiste un dittatura morale della maggioranza? Ma la morale non può definirsi tale proprio perché esiste un suo opposto rappresentato dai comportamenti devianti di una minoranza? Più che di regole generali della moralità si dovrebbe parlare di leggi conformiste della maggioranza; e perché un amore così antico come quello omosessuale, antico come l'amore stesso, viene mal visto se non perseguitato?
Forse qualcuno ergendosi a paladino, guardiano e censore di quei valori morali necessari per elevare la nostra esistenza ha calpestato quei delicati e fragili principi inerenti la libertà individuale? Calpestati, soppressi o trasformati in nome di principi più alti della libertà stessa?

In un piccolo centro o un grande centro, ma chiuso, l'immagine che gli altri hanno di noi e che ci rinviano è frutto di un meccanismo di scambio che è naturalmente più rigido e meno soggetto a variazioni; è per questo che Sebastian e Juan Paulo hanno voluto superare tali rigidità, non rappresentare più la novità, lasciando Cali e sono partiti per una città di passaggio, una città di studenti, una città francese.

A Nizza cercavano tutto quello che si sono fatti mancare a Cali. Hanno chiesto e trovato rispetto, hanno vissuto assieme come migliori amici, coppia e amanti, alla luce del sole. Sono tornati sconosciuti, liberi, hanno conquistato nuova forza e consapevolezza, perché non si sono sentiti legati al territorio, alla gente, ma nuovamente a loro stessi. Non si sono sentiti rifiutati o non accettati, perché semplicemente non appartenevano al posto.


Il problema non sarà tornare in Colombia, a Cali dove con i suoi 2 milioni e mezzo di abitanti è facile ritrovare l'anonimato, ma a casa. Potremo liberarci della nostra casa, delle nostre ancore? Potremo costruirci una nuova casa?

Generare e possedere una casa, un nido, è un diritto alla stregua del diritto di amare. E' un desiderio che genera felicità è, o dovrebbe essere, insopprimibile, il combattere per questo diritto è indice di vitalità ed identifica una persona sana, lucida, cosciente. Un desiderio naturale ed onesto, Juan e Sebastian sono vivi, coscienti, onesti, per questo sono tornati a casa.


Io voglio essere libero d'amare


La libertà è una condizione molto fragile, che seppure riconosciuta formalmente quasi sempre di fatto è compromessa. In un piccolo posto, una piccola città, una provincia, la libertà si perde, o non la si conquista mai, con la perdita dell'anonimato. In un posto dove il controllo sociale è forte il margine di libera espressione è sempre limitato, un controllo che non è esercitato da un governo o un'autorità troppo zelante, ma un controllo frutto dei nostri stessi rapporti. Noi diventiamo schiavi a causa di noi stessi, invischiati in una fitta ragnatela di relazioni stabili ma fragili, trasparenti ma non sincere, non pronte al cambiamento, non pronte all'apertura. Il rischio è di esser chiusi in un ruolo, la paura è di romperlo, il risultato è la perdita della propria anima, la soluzione è l'apertura.

Il trionfo del relativismo non è altro che l'altra faccia dell'apertura, laddove cadono valori assoluti, cade "un punto di vista privilegiato sul mondo" tutto è in discussione, tutto è "falsificabile" , noi torniamo il metro e la misura di noi stessi:

"Io giudico la tua vita in base alla mia, il tuo orecchio in base al mio, la tua ragione in base alla mia ragione, il tuo rancore in base al mio rancore, il tuo amore in base al mio amore. Non ho e non posso avere altro modo di giudicarli" (Adam Smith, The Theory of Moral Sentiments).

Nel desiderio di essere accettato e amato, ho misurato la mia condotta attraverso le aspettative ed il giudizio degli altri e conseguentemente ho cercato di adeguarmi a quanto richiesto per essere accettato come controparte nell' interscambio sociale. Sono arrivato al punto di cambiare le mie decisioni e agire contro le mie inclinazioni, per avere il piacere di continuare ad apparire nell'opinione di qualcuno come so di non essere in realtà.

Ma un mondo sempre più aperto e globalizzato significa anche possibilità di evadere, di reinventarsi, di essere nessuno e centomila, liberi per il piacere di esserlo, per la necessità di esserlo, alla ricerca del giusto metro per poter coincidere con noi stessi. Per questo sono partito e ho cercato la mia libertà altrove.

Io sono Juan Paulo, sono colombiano e voglio essere libero d'amare.

giovedì 6 dicembre 2007

martedì 4 dicembre 2007

Noi ci siamo ritrovati


Anche a Vilnius, come in qualsiasi parte del mondo è continua la ricerca della propria parte mancante; questi due giovani ragazzi lituani sono felici di essersi ritrovati e si godono la vita senza ansia di perdersi, in Lituania come in Italia, favorita dal romantico paesaggio romano la loro unione sembra salda e sana. Due ragazzi che sembrano sazi e appagati d'amore, ma nonostante ciò conservano un legame forte e aperto che si alimenta del mondo circostante perchè stare assieme oggi vuol dire vivere, condividere e fare cose assieme.

Spesso è il caso a decidere, ma ciò non toglie che il nostro desiderio di condividere con qualcuno la nostra esistenza sia insopprimibile perchè da soli facciamo sempre più difficoltà a definirci uomini, come esseri sociali, e solo grazie allo specchio reciproco delle nostre anime affini arriviamo a considerarci vivi. Una magica armonia che come i ritmi più semplici trascende le lingue e le culture e andando in fondo all'animo ci dimostra la sua universalità ed umanità.



"L'armonia infatti è una consonanza, e una consonanza è una sorta di accordo.Ora, l'accordo di elementi opposti, se permangono opposti, è impossibile, e d'altro canto non può esserci armonia tra ciò che si oppone e non si accorda: nello stesso modo il ritmo nasce dal rapido e dal lento, cioè da elementi all'inizio opposti che in seguito si accordano. E come prima la medicina, adesso è la musica che introduce l'accordo tra tutti questi elementi, creando amore reciproco e accordo. E dunque la musica è essa stessa, nell'ordine dell'armonia e del ritmo, una scienza dei fenomeni dell'amore."*

*Da il Simposio

domenica 2 dicembre 2007

La natura della specie umana





"Ma innanzitutto bisogna che conosciate la natura della specie umana e quali prove essa ha dovuto attraversare. Nei tempi andati, infatti, la nostra natura non era quella che è oggi, ma molto differente. Allora c'erano tra gli uomini tre generi, e non due come adesso, il maschio e la femmina.
Ne esisteva un terzo, che aveva entrambi i caratteri degli altri. Il nome si è conservato sino a noi, ma il genere, quello è scomparso. Era l'ermafrodito, un essere che per la forma e il nome aveva caratteristiche sia del maschio che della femmina. [...]
Questi ermafroditi erano molto compatti a vedersi, e il dorso e i fianchi formavano un insieme molto arrotondato. Avevano quattro mani, quattro gambe, due volti su un collo perfettamente rotondo, ai due lati dell'unica testa. Avevano quattro orecchie, due organi per la generazione, e il resto come potete immaginare. Si muovevano camminando in posizione eretta, come noi, nel senso che volevano. E quando si mettevano a correre, facevano un po' come gli acrobati che gettano in aria le gambe e fan le capriole: avendo otto arti su cui far leva, avanzavano rapidamente facendo la ruota. La ragione per cui c'erano tre generi è questa, che il maschio aveva la sua origine dal Sole, la femmina dalla Terra e il genere che aveva i caratteri d'entrambi dalla Luna, visto che la Luna ha i caratteri sia del Sole che della Terra. La loro forma e il loro modo di muoversi era circolare, proprio perché somigliavano ai loro genitori. Per questo finivano con l'essere terribilmente forti e vigorosi e il loro orgoglio era immenso. Così attaccarono gli dèi e quel che narra Omero di Efialte e di Oto, riguarda gli uomini di quei tempi: tentarono di dar la scalata al cielo, per combattere gli dèi.
Allora Zeus, dopo aver laboriosamente riflettuto, ebbe un'idea. "lo credo - disse - che abbiamo un mezzo per far sì che la specie umana sopravviva e allo stesso tempo che rinunci alla propria arroganza: dobbiamo renderli più deboli. Adesso - disse - io taglierò ciascuno di essi in due, così ciascuna delle due parti sarà più debole. Ne avremo anche un altro vantaggio, che il loro numero sarà più grande. Essi si muoveranno dritti su due gambe, ma se si mostreranno ancora arroganti e non vorranno stare tranquilli, ebbene io li taglierò ancora in due, in modo che andranno su una gamba sola, come nel gioco degli otri." Detto questo, si mise a tagliare gli uomini in due, come si tagliano le sorbe per conservarle, o come si taglia un uovo con un filo. [...]
Quando dunque gli uomini primitivi furono così tagliati in due, ciascuna delle due parti desiderava ricongiungersi all'altra. Si abbracciavano, si stringevano l'un l'altra, desiderando null'altro che di formare un solo essere. E così morivano di fame e d'inazione, perché ciascuna parte non voleva far nulla senza l'altra. E quando una delle due metà moriva, e l'altra sopravviveva, quest'ultima ne cercava un'altra e le si stringeva addosso - sia che incontrasse l'altra metà di genere femminile, cioè quella che noi oggi chiamiamo una donna, sia che ne incontrasse una di genere maschile. E così la specie si stava estinguendo. Ma Zeus, mosso da pietà, ricorse a un nuovo espediente. Spostò sul davanti gli organi della generazione. Fino ad allora infatti gli uomini li avevano sulla parte esterna, e generavano e si riproducevano non unendosi tra loro, ma con la terra, come le cicale. Zeus trasportò dunque questi organi nel posto in cui noi li vediamo, sul davanti, e fece in modo che gli uomini potessero generare accoppiandosi tra loro, l'uomo con la donna. Il suo scopo era il seguente: nel formare la coppia, se un uomo avesse incontrato una donna, essi avrebbero avuto un bambino e la specie si sarebbe così riprodotta; ma se un maschio avesse incontrato un maschio, essi avrebbero raggiunto presto la sazietà nel loro rapporto, si sarebbero calmati e sarebbero tornati alle loro occupazioni, provvedendo così ai bisogni della loro esistenza.

E così evidentemente sin da quei tempi lontani in noi uomini è innato il desiderio d'amore gli uni per gli altri, per riformare l'unità della nostra antica natura, facendo di due esseri uno solo: così potrà guarire la natura dell'uomo. Dunque ciascuno di noi è una frazione dell'essere umano completo originario. Per ciascuna persona ne esiste dunque un'altra che le è complementare, perché quell'unico essere è stato tagliato in due, come le sogliole. E' per questo che ciascuno è alla ricerca continua della sua parte complementare. Stando così le cose, tutti quei maschi che derivano da quel composto dei sessi che abbiamo chiamato ermafrodito si innamorano delle donne, e tra loro ci sono la maggior parte degli adulteri; nello stesso modo, le donne che si innamorano dei maschi e le adultere provengono da questa specie; ma le donne che derivano dall'essere completo di sesso femminile, ebbene queste non si interessano affatto dei maschi: la loro inclinazione le porta piuttosto verso le altre donne ed è da questa specie che derivano le lesbiche. I maschi, infine, che provengono da un uomo di sesso soltanto maschile cercano i maschi.
Queste persone - ma lo stesso, per la verità, possiamo dire di chiunque - quando incontrano l'altra metà di se stesse da cui sono state separate, allora sono prese da una straordinaria emozione, colpite dal sentimento di amicizia che provano, dall'affinità con l'altra persona, se ne innamorano e non sanno più vivere senza di lei - per così dire - nemmeno un istante. E queste persone che passano la loro vita gli uni accanto agli altri non saprebbero nemmeno dirti cosa s'aspettano l'uno dall'altro. Non è possibile pensare che si tratti solo delle gioie dell'amore: non possiamo immaginare che l'attrazione sessuale sia la sola ragione della loro felicità e la sola forza che li spinge a vivere fianco a fianco. C'è qualcos'altro: evidentemente la loro anima cerca nell'altro qualcosa che non sa esprimere, ma che intuisce con immediatezza.

Io però parlo in generale degli uomini e delle donne, dichiaro che la nostra specie può essere felice se segue Eros sino al suo fine, così che ciascuno incontri l'anima sua metà, recuperando l'integrale natura di un tempo. Se questo stato è il più perfetto, allora per forza nella situazione in cui ci troviamo oggi la cosa migliore è tentare di avvicinarci il più possibile alla perfezione: incontrare l'anima a noi più affine, e innamorarcene."*


*Da il Simposio