sabato 29 settembre 2007

Who are You?

Dal primo sguardo formulo teorie, idee, aspettative su chi possano essere, come vivano e cosa pensino. Chi sei e come sorprenderai la mia immaginazione? Quale strano modo di fare, dire, mangiare e pensare? La tua faccia vincerà i miei pre-giudizi? Ce la farai? Ce la faremo? Ci conosceremo? Mi dirai chi sei?








Chi pensate che sia?

Lo Stereotipo

Nel momento in cui dobbiamo relazionarci con l' Altro, la nostra azione è preceduta e orientata da aspettative che talvolta vengono confermate e talvolta sono modificate.
Nonostante la nostra esperienza sia limitata e contingente, tendiamo a saltare dal particolare all'universale, talvolta anche in assenza di una esperienza guida, basandoci semplicemente sul comune sentire. E' la manifestazione dello stereotipo.

Da Stereotipi e Pregiudizi di B.M. Mazzara:

" I caratteri nazionali

[...] L' idea di base è che i diversi gruppi nazionali siano caratterizzati da una sufficiente omogeneità dal punti di vista delle sensibilità, delle attitudini, delle disposizioni comportamentali, degli orientamenti valutativi, tanto da potersi parlare appunto di uno specifico carattere tipico di quella nazione, il quale risulterebbe non solo da una comune matrice culturale, ma anche proprio dalla larga diffusione di determinati tratti psicologici. Ne derivano descrizioni sommarie delle singole nazionalità che sono fra i migliori esempi di stereotipi: insieme di credenze, spesso anche se non sempre negative, circa le caratteristiche degli appartenenti a un determinato gruppo (in questo caso definito in relazione alla nazione) tali da orientare le aspettative e gli orientamenti valutativi nei loro confronti.

I caratteri nazionali sono da sempre oggetto di attenzione non solo da parte degli scienziati sociali, ma anche da parte di scrittori e filosofi, che hanno individuato in questo tema un'occasione per riflettere sulla natura umana e sulle differenze tra gli uomini. D'altra parte essi sono patrimonio del senso comune, specie in versioni ipersemplificate e rozze, e come tali argomento di facezie e ironie. I contenuti di tali stereotipi sono noti: i tedeschi rigidi e ostinati, conformisti e deferenti verso l'autorità, amanti dell'ordine e dell'efficienza, sensibili alle ragioni del collettivo più che a quelle dell'individuo; gli inglesi riservati e controllati, formali, dotati di senso pratico e di humor ma privi di calore umano, attenti alle regole, individualisti e competitivi; gli italiani fantasiosi e simpatici orientati alla comunità' particolare ( soprattutto la famiglia) più che al collettivo sociale, inconstanti e superficiali, spontanei e sinceri, preoccupati più delle apparenze che della sostanza; i francesi insofferenti all'autorità, narcisisti e arroganti, dotati di senso estetico, interessati alla speculazione teorica più che all'esperienza, liberi nell'espressione delle emozioni; gli americani informali e spontanei, ingenui e poco creativi, di grande competenza tecnica, conformisti e subordinati, interessati ai valori dell'uguaglianza ma anche molto competitivi. "

La Rete

Hospitalityclub è un’organizzazione nata in rete e completamente gestita dalla rete che ha raggiunto nel giro di 7 anni ben 330.000 membri, dislocati in 207 paesi, il cui numero cresce in maniera esponenziale (si pensi che solo l’anno scorso ne erano 220.000). HC rappresenta lo stile di viaggio del futuro: fuori dai circuiti turistici, un meccanismo di ospitalità basato sulla fiducia e sulla ricerca di uno scambio culturale tra ospite e ospitante. L’organizzazione, ma si potrebbe dire lo stile di viaggio, funziona in maniera completamente decentrata, tutto è rimesso alla propria libera scelta sul come, quando, quanto, chi e se ospitare qualcuno. E' un meccanismo privo di regole stringenti che tuttavia funziona splendidamente nella misura in cui ne vengono condivisi i principi di fondo. Il tutto si basa sulla curiosità e sulla semplice fiducia riposta nei confronti dell’altro.

Il club è gestito da volontari che credono fondamentalmente in una cosa: facendo incontrare i viaggiatori con le persone del posto, e dando ai locali un’opportunità di incontrare persone provenienti da altre culture, si facilita la comprensione interculturale e si rafforza la pace nel mondo.

"Storia dello scambio di ospitalità
L'idea dello scambio di ospitalità ha una lunga storia. Dopo la II Guerra Mondiale, Bob Luitweiler fondò Servas come organizzazione per la pace. Egli sperava di incentivare la comprensione interculturale e di costruire la pace attraverso la costituzione di una rete mondiale di porte aperte. Nelle decadi seguenti, altre persone fondarono organizzazioni similari, e molti gruppi con interessi specialistici si formarono - reti di scambio di ospitalità per motociclisti, per donne, per autostoppisti , per chi conosce l'esperanto. Veit Kühne fondò una rete per i membri della AFS la più vasta organizzazione di scambi studenteschi, basata sul modello dei coordinatori volontari usata dalla rete di ospitalità Mensa di SIGHT. Tutte queste reti affrontarono gli stessi problemi: stampa delle liste degli ospiti, raccolta delle tasse d'iscrizione, diffusione dell'idea.
Internet
Poi venne internet, Il pioniere nell'uso di questa nuova tencologia fu Hospex, una rete con base in Polonia (che ha chiuso i battenti). Altre reti hanno tentato la strada di internet, nell'estate del 2000 il database più importante era quello della comunità degli autostoppisti - la casa degli autostoppisti (anche questa ha chiuso). Ma non ci fu un approcio professionale e globale.
L'idea
Veit (allora 22enne) doveva lavorare ad una ricerca per i suoi studi a Coblenza, in Germania. Dopo una notte trascorsa a navigare su internet nel laboratorio di computer dell'università, tornò a casa. Era l'11 luglio 2000. Mentre fumava una sigaretta indonesiana ai chiodi di garofano sul suo letto, alle 6 del mattino fu folgorato - il mondo era pronto per una rete di scambi ospitalità gratuita, sicura e su base volontaria che avrebbe tratto enorme vantaggio da internet. I giorni seguenti la sua testa era piena di pensieri, piani, emails e discorsi. I suoi fratelli più giovani Kjell , Kay , Constanze e Till (tutti partecipanti agli scambi studenteschi di AFS e coinvolti in questa organizzazione per la costruzione della pace) e amici erano eccitati dall'idea e promisero il loro supporto.
Il primo sito
Abbiamo analizzato tutte le altre reti di scambio di ospitalità e abbiamo tentato di basare la nuova organizzazione sulle loro migliori caratteristiche. Abbiamo anche aggiunto alcune idee innovative come il controllo dei passaporti, il meccanismo del feedback e dei commenti e un sistema anti-spam ottenuto attraverso la protezione degli indirizzi di posta elettronica. Un paio di settimane più tardi, Kay si fermò a Coblenza per aiutare a costruire il sito. Poi Kjell andò pure lui a Coblenza per aiutare a costruire le pagine, portando a termine le idee. Insieme spesero molte notti lunghe ma piacevoli nel laboratorio dei computer ascoltando musica a tutto volume, mangiando pizza e lavorando alla costruzione del sito. Alla fine la prima versione del sito dell'Hospitality Club era pronta e, pochi minuti dopo la sua apparsa su internet, il primo membro si era già iscritto.Il databaseIl sito era operativo ma non molto agile. Ci volevano più di cinque minuti per accettare nuovi membri e spedire messaggi tra membri era veramente complicato. L'Hospitality Club necessitava di un database. Inoltre, nel primo anno, 750 persone avevano aderito al club e nel secondo anno altri 600. Agli inizi dell'estate del 2002 l'italiano Claudio Pacchiega iniziò a lavorare su un database per l'Hospitality Club, basandolo sui processi concepiti da Veit e migliorandolo con alcune idee molto brillanti che resero il sistema ancora più sicuro e facile da navigare. Finalmente, nel luglio del 2002, il sito su database dell'Hospitality Club era pronto. Contemporaneamente, Veit completò i suoi studi universitari e diede inizio ad un progetto che sta ancora portando avanti: viaggiando in autostop per il mondo, egli cerca di affascinare un milione di persone con l'idea dello scambio di ospitalità. Da allora, il club ha conosciuto una crescita esponenziale, con migliaia di apparizioni nei media in tutto il mondo che parlavano di noi e migliaia di persone che aderivano.
Punti importanti su HC
L'Hospitality Club è un progetto non a fini di lucro. L'abbiamo fondato perché siamo convinti che fare incontrare la gente e incentivare l'amicizia tra i popoli accresca la comprensione interculturale e, conseguentemente, rafforzi la pace . Non ci interessa ricavare un profitto dal sito. Per mantenerlo gratuito e ben funzionante, la nostra più grande sfida consiste nel motivare gli altri a condividere la nostra idea ed aiutarci a sostenerla. Ecco perché è stata fondata come organizzazione di volontari dove ognuno può apportare il proprio contributo. Allo stesso tempo, il club è un progetto a lungo termine che ci coinvolgerà per molti anni a venire. Cerchiamo di portare avanti questo progetto nella maniera più professionale, sicura e amichevole possibile. Cerchiamo di trarre vantaggio dalla tecnologia dove questo ha senso ma stiamo attenti a non dimenticare la nostra missione: agevolare gli incontri diretti tra esseri umani.Il futuroI punti di cui sopra ci fanno credere che l'Hospitality Club sia un progetto durevole. Siamo determinati a fare dello scambio di ospitalità un fattore importante per i viaggiatori. E' una cosa sensata: è un modo di viaggiare divertente, ecologica , economica e socialmente utile. Daremo inizio a forme di partneriato e cooperazione con molte altre organizzazioni e persone in tutto il mondo. E cercheremo sempre di migliorare il sito e le strategie del club, basandoci sui commenti dei nostri membri. Nel giro di pochi anni, non avrai più dubbi su dove cercare nuove persone da incontrare quando sei viaggio o da ospitare a casa tua: la nostra rete di amici in tutto il mondo.
Il nostro sogno
Un giorno ognuno potrà andare in un qualsiasi paese straniero sapendo che ci sarà qualcuno ad accoglierlo a braccia aperte. La gente viaggerà in maniera differente, si incontrerà e baserà la comprensione interculturale sui contatti personali. Ci saranno membri in posti come Israele e la Palestina , l'Irlanda del Nord, la Bosnia , la Cecenia e la Russia , il Ruanda e Timor Est che scambieranno ospitalità con chiunque altro e, un passo alla volta, l'Hospitality Club darà il suo contributo a fare della pace una prospettiva durevole per il nostro pianeta. "

giovedì 27 settembre 2007

Il Progetto

Il progetto editoriale che ho in mente è un racconto che abbia come soggetto i miei ospiti.
Perfetti sconosciuti se non per un nickname, una e-mail, ragazzi e ragazze di passaggio, ospiti a casa mia. Persone normalissime in apparenza, ma che godono dello status di viaggiatori e ospiti. Voglio raccontare le loro storie, che sono anche le nostre, di una generazione che sta vivendo l'apice del low cost, figlia della globalizzazione e creatrice di una cultura internazionale. Partecipiamo alla nascita di nuovi valori, li stiamo riscoprendo e mettendo in comune. Vivere e raccontare una generazione che rappresenta la nuova frontiera dell'identità globale, basata non solo su rispetto e tolleranza, ma sull'apertura: la fiducia reciproca. Un mondo e una città, Roma, sempre più aperti , inevitabilmente. L'altra faccia del processo di globalizzazione.