venerdì 26 ottobre 2007

Io sono un viaggiatore


Io sono Yoshi.

Il valore della libertà

Qual è stata la strada che ci ha condotto dove siamo, quale la forma di governo sotto la quale è cresciuta la nostra grandezza, quali le tradizioni da cui essa è scaturita? Se guardiamo le leggi, esse danno a tutti, nelle loro controversie private, uguale giustizia. La libertà di cui godiamo sotto il nostro governo si estende anche alla nostra vita quotidiana. Ma tutta questa tranquillità nelle nostre relazioni private non ci rende cittadini senza legge. Contro questo pericolo sta la nostra più grande difesa, quella che c'insegna a obbedire ai magistrati e alle leggi, particolarmente a quelle che ricordano la tutela del danneggiato, siano esse incluse nel libro delle leggi o facciano parte di quel codice che, benché mai scritto, non può certo essere violato senza riconosciuta ignominia.

PERICLE






"Perché possano continuare a conservare la loro influenza sulla mente umana, le antiche verità devono esser riaffermate nella lingua e secondo i concetti delle generazioni successive. Quelle che un tempo furono le loro più efficaci espressioni, a poco a poco sono state logorate dall'uso, tanto da non aver più un significato preciso. Le idee fondamentali continuano a essere perfettamente valide, ma le parole, anche quando si riferiscono a problemi che ancora sussistono, non suscitano più le stesse convinzioni; gli argomenti non si muovono più in un contesto a noi familiare e raramente forniscono una risposta diretta agli interrogativi da noi posti." *


Che esseri liberi convivano in reciproci rapporti, aiutandosi gli uni agli altri, senza essere reciprocamente di impaccio nel loro sviluppo, è possibile solamente mediante il riconoscimento di una invisibile linea di confine entro la quale l'esistenza e l' attività di ciascuno possa godere di uno spazio libero e sicuro. La regola, che fissa quel confine e determina questo spazio libero, è il diritto. Tale insieme di regole non è rivolto ad alcun individuo particolare, ma a tutti gli individui.


"Quel che una società libera offre all'individuo è molto più di quanto egli sarebbe capace di fare per il solo fatto di essere libero. Non possiamo, dunque, valutare pienamente il valore della libertà, fino a quando non sapremo come una società di uomini liberi differisca da una società nella quale prevalga l'assenza di libertà.

[...]Dal momento che il valore della libertà si basa sulle opportunità che essa fornisce per azioni non previste e impredicibili, raramente siamo in grado di apprezzare cosa perdiamo in conseguenza di una particolare restrizione di essa. Ogni restrizione, ogni coercizione diversa dalla implementazione di regole generali ha per scopo il raggiungimento di qualche particolare risultato prevedibile, ma di solito non è noto ciò che essa impedisce. Gli effetti diretti di ogni intervento sono chiaramente visibili, ma altrettanto spesso gli effetti remoti e indiretti non saranno noti e quindi verranno trascurati. Noi non saremo mai completamente a conoscenza di tutti i costi resi necessari dal perseguimento di un particolare risultato, attuato mediante tale interferenza."*



*F. A. von Hayek - La società libera

giovedì 25 ottobre 2007

I am because You are

Io sono Godze. Io sono turca. Io vengo da Istanbul.


domenica 21 ottobre 2007

I am because You are


Io vengo da una città che fu prima baluardo d'Occidente e poi divenne baluardo d'Oriente. Una città in cui nacque il diritto romano, la base del diritto di molti Stati Moderni. Oggi, dovremmo ritrovare la forza di quelle stesse leggi nell' ambizione di diventare europei.

L'Unione europea è aperta a tutti i paesi europei che soddisfano i criteri democratici, politici ed economici per l'adesione. La Turchia, da tempo legata all'Unione europea da un accordo di associazione, ha presentato la propria domanda di adesione nel 1987. A causa della posizione geografica e della storia politica di tale paese, l'UE ha esitato a lungo prima di accettarne la candidatura. Solamente nell'ottobre 2005 il Consiglio europeo ha infine aperto i negoziati per la sua adesione, parallelamente a quelli per l'adesione di un altro paese candidato, la Croazia, ma non è stata ancora fissata una data per l'entrata in vigore dei trattati di adesione di questi due paesi al termine dei negoziati.

Ma nel far incontare due continenti dove finisce l' Europa?

Le discussioni che nella maggior parte degli Stati membri hanno accompagnato la ratifica del trattato costituzionale dell'UE hanno mostrato i dubbi albergati dai cittadini europei sulla questione dei confini finali dell'Unione europea e della sua identità. Non esistono risposte semplici a tali interrogativi, tanto più che ogni paese ha una visione diversa dei propri interessi geopolitici ed economici. I paesi baltici e la Polonia sono favorevoli all'adesione dell'Ucraina. Il possibile ingresso della Turchia solleverà la questione dello status di alcuni paesi caucasici come la Georgia e l'Armenia.
L'Islanda, la Norvegia, la Svizzera e il Liechtenstein, pur soddisfacendo le condizioni per l'adesione, non sono membri dell'Unione europea in quanto l'opinione pubblica di tali paesi non è attualmente a favore dell'adesione. Permane poi il problema della situazione politica della Bielorussia e della posizione strategica della Moldova, ed è evidente che l'eventuale adesione della Russia comporterebbe squilibri politici e geografici inaccettabili in seno all'Unione europea.


Inoltre non si vuole che i cittadini europei abbiano l'impressione che la loro identità nazionale o regionale si perda all'interno di un' Europa standardizzata. Ma il punto è questo, fin dove possiamo spingerci senza avere una crisi d'identità? Di fatto è bastato un piccolo passo d'apertura per mettere in moto un processo senza soluzione di continuità. Nel momento in cui viene ammessa l'identità europea delle ex-repubbliche sovietiche s'innesca un domino che ci potrebbe portare fino in Siberia o al confine con l'Iraq. Sarebbe un processo profondamente riflessivo in cui potremmo smettere di identificarci con dei caratteri europei, così come profondamente disorientante sarebbe per i nostri vicini, spingendoli a domandarsi quale siano le loro radici e quali saranno le loro prossime ramificazioni.


Voler allargare l'UE allora diventa un processo che presuppone l'abbandono della propria identità? Ma se potessimo farne a meno? Evitare sciocche precisazioni su radici cristiane dell' Europa o su tratti percepiti come fortemente caratterizzanti delle nazioni europee. Ma è anche vero che l'Unione Europea è tale perchè vuole marcare una differenza rispetto agli altri, non potremmo considerarci europei se gli altri non fossero diversi, e allora dove fermarci? Perchè la Romania sì e la Croazia no? E l' Albania, la Serbia? La Polonia sì e l'Ucraina no?

Forse che più andiamo avanti più diventiamo consapevoli di come e quanto siano intrecciate le nostre storie e le nostre origini, implicando così che di fatto non ci sia un principio in base al quale valutare un paese più europeo di un altro. O qualche principio esiste, ma non è rintracciabile tra le nostre tavole, lingue o abitudini. Piuttosto una comunità di principi afferenti la libertà, la cui condivisione non è preclusa a nessuno, a prescindere dalla propria identità nazionale.

giovedì 18 ottobre 2007

Io sono turca



Il mio paese assieme alla Croazia sta negoziando da Ottobre 2005 l' ingresso nell' Unione europea; siamo insieme alla Macedonia, i tre nuovi paesi candidati. Ma per noi il procedimento sarà più lungo degli altri, per questo, quel che conta ora non è l' arrivo, ma il viaggio.


Il cuore dello sviluppo della Unione europea è stato per decenni l'allargamento e l'integrazione di nuovi paesi , la cui essenza è valicare le divisioni tra stati e contribuire alla pacifica unificazione del continente. Politicamente l'allargamento della Ue ha favorito una pronta risposta ai maggiori cambiamenti degli ultimi decenni come la caduta di dittature e il collasso del regime comunista. Ha consolidato la democrazia, i diritti umani e la stabilità lungo il continente, l'allargamento riflette l'essenza della Ue come potere soft, che ha raggiunto molti più risultati tramite le sue spinte gravitazionali esterne di quelli raggiungibili con altri mezzi. Economicamente l'allargamento ha aiutato la competitività e la prosperità di tutti gli stati membri, permettendo all'Unione allargata di rispondere meglio ai cambiamenti globali, aumentandone il peso nello scacchiere internazionale.


Una famiglia allargata di paesi all'interno della quale non si combatte da 60 anni, ma si coopera e si compete assieme; non un nuovo stato, non una nuova organizzazione internazionale per la cooperazione, ma un' Unione di diversità. Oggi sono 27 stati membri, con l'ingresso di Romania e Bulgaria , e 490 milioni di persone e di teste. L' Unione europea può ora ritenere a giusto titolo di rappresentare un continente, dall'Atlantico al Mar Nero essa riunisce per la prima volta la parte occidentale e la parte orientale dell'Europa, separate dalla guerra fredda 60 anni fa.


Sono stati ricostruiti molti ponti , ma ne manca ancora uno, il più antico e il più fortificato, il più protetto e il più difficile da attraversare. Un ponte millenario che unisce (separa) due mondi, due civiltà, due religioni, e due continenti quello asiatico e quello europeo. E' appena arrivata a rappresentare un continente, ma l'Unione vuole subito aprirsi ad un'altro. E se pure di due continenti si tratta la via è obbligata e passa per uno stretto e una città , un tempo baluardo, ora probabile porta. Istanbul, che fu capitale d' Oriente e d' Occidente.


Io sono FIliz. Io sono turca. Forse sarò europea.

martedì 16 ottobre 2007

lunedì 15 ottobre 2007

Darwin per Hc

Ci sono numerose teorie che esplorano la natura e le cause del pregiudizio, il come e il perché.
Sebbene un fenomeno così complesso non può che essere spiegato tramite una pluralità di cause interagenti, in ambito psico-sociale ci sono numerose teorie, tra loro complementari, che tentano di interpretare il fenomeno. Le più conosciute sono quelle riguardanti la nostra necessità psicologica di semplificare il mondo; il nostro bisogno di appartenenza sociale e il processo di formazione di una propria identità; o le spiegazioni che considerano pregiudizi e stereotipi come prodotti di un processo collettivo di assegnazione di senso alla realtà. Per non parlare di altre spiegazioni che considerano stereotipi e pregiudizi come effetti di processi storici del tutto eccezionali e non ordinari.


Ma tra le varie spiegazioni quella che mi ha colpito di più è quella riguardante "il fondamento biologico dell'ostilità contro i diversi". Secondo tale teoria, per un processo di selezione naturale sarebbero stati favoriti nel processo riproduttivo coloro i quali si siano dimostrati " più adatti a competere con gli altri per le risorse e la propria sopravvivenza". Sviluppando un' aggressività nei confronti di coloro che vengono sentiti come diversi ed esterni. Ma ovviamente non potendo vivere in completo isolamento, alla fine sono stati favoriti dal processo di selezione naturale gli individui che vivendo in armonia tra loro e coalizzandosi in un ristretto numero di persone siano stati in grado di lottare per un scopo comune, considerando tutti gli altri alla stregua di nemici, e come tali trattati.


Tuttavia, l'altra faccia della medaglia di tale teoria è che lo stesso processo di selezione naturale abbia favorito anche la nascita di un'altra tendenza, "la tendenza alla cooperazione piuttosto che quella alla competizione, e la disposizione positiva nei confronti del diverso quale espressione di una naturale curiosità e orientamento verso il nuovo. [...] Infatti se la tendenza a privilegiare un gruppo ristretto è potuta risultare vantaggiosa in quanto assicura la protezione, essa ha però lo svantaggio di ridurre il numero di possibili partner di cooperazione, e dunque di chiudere in qualche modo l'orizzonte delle esperienze e dell'esplorazione. Si sostiene, in altri termini, che dalla selezione naturale sarebbero stati sviluppati con pari forza non uno ma due istinti, apparentemente opposti ma in realtà complementari: quello di protezione e di chiusura, che spinge alla tana, alla delimitazione del territorio, al riconoscimento nei propri simili, e quello di esplorazione e di apertura, che spinge invece alla ricerca, alla sperimentazione, alla conoscenza del nuovo.

Il successo evolutivo dipenderebbe, non dalla prevalenza di uno di essi, ma dal loro corretto bilanciamento; gli individui in cui fosse stata troppo prevalente la tendenza alla protezione e alla chiusura sarebbero stati svantaggiati dall'aver avuto minori occasioni per migliorare il proprio adattamento; quelli in cui fosse stata invece troppo prevalente la tendenza alla novità e all'apertura sarebbero stati svantaggiati da un troppo alto livello di rischio.

[Inoltre] l'istinto di esplorazione e di tensione positiva verso ciò che è diverso e insolito sarebbe particolarmente importante per l'essere umano, che per le sue specifiche qualità è in grado di tradurre le esperienze in cultura e quindi di trarre il massimo vantaggio dall'approfondimento della conoscenza in direzioni nuove." *



Hc come frutto di un processo evolutivo?















*da "Stereotipi e pregiudizi" di B.M. Mazzara

giovedì 11 ottobre 2007

Io sono Marcus


Come as you are, as you were, as I want you to be; as a friend, as a friend, as an old enemy...

lunedì 8 ottobre 2007

Io sono Marcus

Io sono Marcus

Io sono Marcus, 22 anni, studente, viaggiatore, tedesco. Io sono un ospite. Vengo da Berlino, ma ho speso a Glasgow il mio ultimo anno, sono appena arrivato, ma tra poco riparto. Ho un obiettivo da raggiungere e pochi soldi per realizzarlo, Marrakech. Due piedi e un pollice per partire, un mese per arrivare, un cartello con una scritta nera: Pisa! Please. Il viaggio riprenderà, ma ora ho fame e sono appena arrivato.


La Casa

La casa è abbastanza grande considerando il giardino e le amache, e vi dirò, anche abbastanza pulita. Ci vivono in 5 + l'ospite di turno, a me toccherà un divano letto, non male visto le scorse notti passate sul pavimento. Sono circa le 9 di sera e sto morendo di fame, in cucina c'è un gran da farsi tra formaggi, uova, farina, olio, carne, verdura, padelle, ognuno sembra intenzionato a elaborare qualcosa di complicato; i fornelli spropositatamente piccoli rispetto al resto della casa sono occupati per 3/4. Ne rimane uno per me , c'è spazio, è il mio turno.

La Cena

Stasera cucino io, bucatini all'amatriciana. Ho una gran fame e sono molto stanco, individuo una pentola, voglio far presto, metto l'acqua e subito dopo, i bucatini, ho fame. Accendo. Accendo sotto la pentola con tutto il suo contenuto.

Tutti si sono fermati, tutti mi guardano.....non hanno mai visto un tedesco cucinare?


La Storia

da La cucina italiana di Capatti-Montanari :

"Dal Mediterraneo all' Europa

Una nuova nozione culturale e geografica, quella di Europa, nasce a poco a poco durante l'alto Medioevo, grazie alla confluenza di due culture fino ad allora contrapposte, la romana e la germanica. Culture, anche dal punto di vista alimentare, assai diverse e apparentemente incompatibili: mentre l'ideologia romana continuava - sul modello di quella greca- a identificare nel grano, nella vite e nell'olivo i simboli e gli strumenti di una civiltà cittadina e agricola, i popoli germanici vivevano in stretta simbiosi con la foresta, da cui traevano, con la caccia, la pastorizia e la raccolta, gran parte delle risorse alimentari. La cultura del pane, del vino e dell'olio si scontrava con la cultura della carne, del latte ( o tutt'al più della cervogia) e del burro - che implicava un diverso equilibrio tra uomo e ambiente, un diverso modo di pensare e di usare il territorio.

Per lungo tempo tali modelli alimentari erano stati il segno di due diverse civiltà, una delle quali - la romana - disprezzava l'altra come inferiore e barbara. Ma quando i barbari fecero irruzione nell'impero e a poco a poco se ne impadronirono, prendendo in mano le redini del potere, la loro cultura (anche alimentare) si affermò e divenne di moda, come sempre accade ai costumi di vita dei vincitori (l' American way of life del XX secolo insegna). Cacciare e pascolare bestie non furono più ritenute attività incivili o addirittura sconvenienti, anzi diventarono il perno dell'economia. Nello stesso tempo, anche la tradizione agricola romana si diffuse fra i barbari, sia per il prestigio che quella tradizione comunque conservava, sia per il tramite della fede cristiana, essa stessa emergente e, per così dire, alla moda nei primi secoli del Medioevo: non per caso, infatti, il cristianesimo, cresciuto nell'ambito culturale mediterraneo, aveva assunto come propri simboli alimentari proprio il pane, il vino e l'olio della tradizione greca e romana ( i primi due, divenuti strumenti del miracolo eucaristico; il terzo, utilizzato per somministrare i sacramenti). Dall'incrocio di questi percorsi prese avvio nel Medioevo una cultura alimentare nuova, che oggi riconosciamo come europea: essa metteva sullo stesso piano il pane e la carne, l'attività agricola e quella pastorale venatoria. I due modelli alimentari non furono più il segno di opzioni contrapposte, ma componenti diverse di un medesimo sistema di valori. Il pane, il vino e la carne [..] furono i principali elementi costitutivi della nuova identità. Gli obblighi liturgici fecero il resto, imponendo a tutti i cristiani l'alternanza del grasso e del magro nei diversi periodi dell'anno o giorni della settimana, e perciò accelerando la commistione degli usi gastronomici, l'alternanza di cibi e condimenti diversi sulle stesse tavole, a tutte le latitudini del continente."



Mi offrono carne, non la prediligo amo la pasta, ma ho fame. Mangio.