domenica 21 ottobre 2007

I am because You are


Io vengo da una città che fu prima baluardo d'Occidente e poi divenne baluardo d'Oriente. Una città in cui nacque il diritto romano, la base del diritto di molti Stati Moderni. Oggi, dovremmo ritrovare la forza di quelle stesse leggi nell' ambizione di diventare europei.

L'Unione europea è aperta a tutti i paesi europei che soddisfano i criteri democratici, politici ed economici per l'adesione. La Turchia, da tempo legata all'Unione europea da un accordo di associazione, ha presentato la propria domanda di adesione nel 1987. A causa della posizione geografica e della storia politica di tale paese, l'UE ha esitato a lungo prima di accettarne la candidatura. Solamente nell'ottobre 2005 il Consiglio europeo ha infine aperto i negoziati per la sua adesione, parallelamente a quelli per l'adesione di un altro paese candidato, la Croazia, ma non è stata ancora fissata una data per l'entrata in vigore dei trattati di adesione di questi due paesi al termine dei negoziati.

Ma nel far incontare due continenti dove finisce l' Europa?

Le discussioni che nella maggior parte degli Stati membri hanno accompagnato la ratifica del trattato costituzionale dell'UE hanno mostrato i dubbi albergati dai cittadini europei sulla questione dei confini finali dell'Unione europea e della sua identità. Non esistono risposte semplici a tali interrogativi, tanto più che ogni paese ha una visione diversa dei propri interessi geopolitici ed economici. I paesi baltici e la Polonia sono favorevoli all'adesione dell'Ucraina. Il possibile ingresso della Turchia solleverà la questione dello status di alcuni paesi caucasici come la Georgia e l'Armenia.
L'Islanda, la Norvegia, la Svizzera e il Liechtenstein, pur soddisfacendo le condizioni per l'adesione, non sono membri dell'Unione europea in quanto l'opinione pubblica di tali paesi non è attualmente a favore dell'adesione. Permane poi il problema della situazione politica della Bielorussia e della posizione strategica della Moldova, ed è evidente che l'eventuale adesione della Russia comporterebbe squilibri politici e geografici inaccettabili in seno all'Unione europea.


Inoltre non si vuole che i cittadini europei abbiano l'impressione che la loro identità nazionale o regionale si perda all'interno di un' Europa standardizzata. Ma il punto è questo, fin dove possiamo spingerci senza avere una crisi d'identità? Di fatto è bastato un piccolo passo d'apertura per mettere in moto un processo senza soluzione di continuità. Nel momento in cui viene ammessa l'identità europea delle ex-repubbliche sovietiche s'innesca un domino che ci potrebbe portare fino in Siberia o al confine con l'Iraq. Sarebbe un processo profondamente riflessivo in cui potremmo smettere di identificarci con dei caratteri europei, così come profondamente disorientante sarebbe per i nostri vicini, spingendoli a domandarsi quale siano le loro radici e quali saranno le loro prossime ramificazioni.


Voler allargare l'UE allora diventa un processo che presuppone l'abbandono della propria identità? Ma se potessimo farne a meno? Evitare sciocche precisazioni su radici cristiane dell' Europa o su tratti percepiti come fortemente caratterizzanti delle nazioni europee. Ma è anche vero che l'Unione Europea è tale perchè vuole marcare una differenza rispetto agli altri, non potremmo considerarci europei se gli altri non fossero diversi, e allora dove fermarci? Perchè la Romania sì e la Croazia no? E l' Albania, la Serbia? La Polonia sì e l'Ucraina no?

Forse che più andiamo avanti più diventiamo consapevoli di come e quanto siano intrecciate le nostre storie e le nostre origini, implicando così che di fatto non ci sia un principio in base al quale valutare un paese più europeo di un altro. O qualche principio esiste, ma non è rintracciabile tra le nostre tavole, lingue o abitudini. Piuttosto una comunità di principi afferenti la libertà, la cui condivisione non è preclusa a nessuno, a prescindere dalla propria identità nazionale.

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