In una città come Inchaden non esistono poveri, esistono solo potenziali poeti. Immaginare con le parole di Hassan la vita del suo villaggio di cultura amazigh, ovvero un villaggio berbero del Marocco meridionale, equivale a fare un salto non all'indietro, ma di lato nel tempo, semplicemente da un'altra parte. Come forse da noi era tanto tempo fa.
Nel piccolo paese comunità di venticinquemila anime si vive in un altro modo. Non è possibile parlare di arretratezza. Una forzatura. Arretrato è un sistema infrastrutturale che ambisce ad essere moderno ed efficiente. Arretrata è l'Adsl quando esiste il Wi-max, arretrato può essere un treno a carbone rispetto all'alta velocità. Arretrata è una automobile, una tecnologia vecchia relativamente ad un'altra che riesce a soddisfare bisogni simili o sostituti con maggiore efficacia, efficienza, economicità.
La vita ad Inchaden non è arretrata, semplicemente diversa. Sembra la messa in pratica di quell' ideale utopico descritto nel film francese La belle verte. Un film che riproponeva fortemente la tematica ambientalista ed una forte critica e messa in discussione di tutti i valori e strutture della società occidentale contemporanea.
Ad Inchaden, il concetto stesso di sviluppo, o progresso che sia, è assente. Perchè assenti sono i contatti con l'esterno, almeno fino a qualche tempo fa. In una comunità in cui non esiste la televisione, non arrivano i giornali, non c'è l'elettricità, si vive secondo ritmi interiori, biologici. Lo stesso concetto di tempo viene completamente rivoluzionato, o meglio ci si rende conto di quanto noi l'abbiamo rivoluzionato, ci si rendo conto del nostro di tempo.
Nelle case di Inchaden non esiste il tempo così come da noi suddiviso. Gli orologi non esistono, come non ci sono lancette che possano mettere pressione, creare anticipi o ritardi. Il tempo è solo il concetto utilizzato per spiegare e relativizzare la successione degli eventi. Il tempo esiste perchè mio fratello è nato nello stesso mese di mio cugino. Il tempo esiste in quanto io sono più anziano dei mie sei fratelli e più giovane della mia unica sorella.
Il tempo esiste in quanto esistono periodi del ciclo solare suddiviso per cicli lunari in cui le piogge diminuiscono e la temperatura aumenta, il tempo esiste in quanto noi pur restando fermi e apparentemente immobili, cresciamo lentamente in un eterno presente.
Ad Inchaden solo le nonne e le madri conoscono l'età precisa dei propi figli, nipoti e cari in generale. Le uniche che riescono ad orientarsi in maniera precisa nel lungo scorrere delle giornate grazie ad eventi tracciati da feste, occasioni particolari o ricorrenze lunari.
Perchè i compleanni non vengono celebrati, perchè non esistono calendari per farlo, perchè i mesi non esistono, esistono solo stagioni, periodi che sfumano lentamente l'uno verso l'altro. Il tempo nella sua calma diventa immensamente relativo, non più tempi oggettivi che possano coordinare persone, ma solo stati d'animo del corpo e della natura che regolano il proprio agire, che però è l'agire di tutti.
Una vita di altri tempi basata fondamentalmente sul concetto di comunità. Una comune inconsapevole. Quello che serve viene offerto dal vicino. Tutto è fornito da madre natura grazie al lavoro delle proprie braccia. Se hai bisogno di patate passi per il campo e chiedi patate, se tu coltivi carote donerai carote, se hai tante vacche da latte allora donerai latte. Per tutta l'infanzia di Hassan, che corrisponde a buona parte degli anni Ottanta, la moneta non era quasi utilizzata. L'eccedenza di latte della vicina, che prima era donata per non apparire avida agli occhi della comunità, ora viene invece venduta.
L'economia è di baratto ed autosufficiente, tutto viene messo a disposizione degli altri. Beneinteso che alter sia ben conosciuto. La fiducia reciproca è fondamentale. Se si prendono patate al di là della proprio fabbisogno, se non si dà in cambio il corrispettivo del proprio lavoro, se non si dona il proprio tempo, allora il meccanismo salta. E per questo rispettare le regole non scritte è fondamentale. Autotassarsi quando bisogna costruire una nuova strada, pagare le imposte per la moschea e la scuola coranica, partecipare alla organizzazione delle feste, così come alla preghiera del venerdì.
Tutti partecipano a proprio modo, il mezzo di scambio privilegiato talvolta in assenza di moneta diventano le uova, o si offre il pranzo all'imam, o si ricambia il favore di un vicino. La povertà ad Inchaden pertanto non esiste, quand'anche succedesse qualcosa il meccanismo di solidarietà sociale interverrebbe. A nessuno verrebbe rifiutato un pasto o un giaciglio per dormire. Come a quel tale a cui una volta rubarono il gregge che fu prima rimpiazzato da una autotassazione spontanea, e poi fu ritrovato grazie ad una rapida ricerca ad opera di tutti. La comunità è quasi utopica, la canalizzazione delle proprie azioni pressocchè totale.
Il bisogno cooperativo è fondamentale e rende necessario tutto questo, senza cooperazione, senza partecipazione non si potrebbe sopravvivere. Quando la divisione del lavoro si allarga, e la creazione di mezzi di scambio emancipa il proprio lavoro in maniera diretta da quello degli altri, il senso di comunità riappare solo con un nemico esterno, o con un evento comune.
Hassan cresce in questo contesto, in questo mondo e a questo modo, o quasi. Sebbene lo Stato Marocchino imponga le scuole elementari obbligatorie e gratuite per tutti, il piccolo berbero non è destinato alla scuola elementare, il padre di Hassan come tanti altri genitori di queste zone rurali corrompe chi di turno per non inviare il figlio a scuola, per non farlo contaminare con i contenuti dello straniero, con l'idioma che non sia quello della nonna. La stessa nonna che aveva posto il veto ad un insegnamento altro da quello della comunità, lontano dal mondo islamico, lontano dalla cultura berbera. Per non ritrovarsi un nipote che disconoscesse i valori familiari, per non avere un nipote che non portasse più rispetto agli anziani secondo gli antichi insegnamenti, ma che cominciasse a salutare come un ragazzo di città, un ragazzo istruito ed immorale: Slam N Uskali.
Perchè Hassan è berbero, amazigh, ed una comunità può vivere in questo modo solo a patto di chiudersi, di vivere nell'autarchia totale. Che non si traduce solamente nel rifiuto della moneta, della compravendita, dell'individualismo, delle merci, ma nell'autismo sociale, nel rifiuto dell'altro. Dell'altro che possa contaminare la propria anima controllata e formatasi nel villaggio. Dell'altro che possa servire da cattivo esempio. Per cui l'istruzione è vista come un male da evitare, pochi nel villaggio sono istruiti, e quei pochi solo ad un livello elementare. Hassan è l'unico della famiglia mandato a scuola che ha poi continuato gli studi, l'unico su otto fratelli. Perchè nessuno è mai stato visto arricchirsi con l'istruzione, nessuno ha mai sentito il bisogno di arricchirsi.
Mandato alla scuola coranica tra i 4 ed i 7 anni, per sua fortuna si rivelò un pessimo alunno non adatto a ripetere a memoria ciò che ascoltava in un'altra lingua fotografando con gli occhi la calligrafia araba classica del corano. Per cui arrivato a sette anni, il padre decide di mandarlo nella scuola pubblica distante solo 4-5 km a piedi, nonostante il veto della nonna. Un'unica struttura di due aule che già ispirava diffidenza. Per l'archittettura diversa da quella del proprio villaggio, per i professori venuti da grandi città del nord, per i valori diversi che portavano con sè. Naturale andare con gli amici a lanciare i sassi, rovinare i muri ed i banchi di chi era considerato come un invasore. Era l'anno 1984.
Cinque anni dopo, finita la scuola elementare, avendo imparato a leggere e a scrivere, Hassan aveva ormai un'istruzione sufficiente per condurre una vita giusta ed onesta, degna di una famiglia onorata e rispettata, il resto l'avrebbe appreso al campo lavorando con il padre. Continuare gli studi era un'opzione nemmeno presa in considerazione, non se ne parlava proprio, e a che pro? Nemmeno la raccomandazione dei professori spinse il padre a cambiare idea, se non il fatto che il fratello più giovane di un anno venne bocciato, e si offrì di lavorare al posto di Hassan a fianco del padre: il rifiuto del fratello di finire le elementari liberò Hassan dal lavoro imminente nel campo che spetta ad un ragazzo di 12 anni.
Hassan venne così mandato al collége, nella città di Belifee, un percorso di 10 km da fare in bicicletta quattro volte al giorno per un totale di 40 km al giorno: lezioni la mattina, pranzo a casa, e lezioni il pomeriggio. Fermarsi lì a mangiare sarebbe costato troppo, e di moneta non ne girava troppa a Inchaden. Pedalata dopo pedalata il piccolo Hassan cresce fino a toccare i pedali della bicicletta comprata dal padre. Infatti, anche con una bicicletta troppo grande un piccolo berbero può far passare una gamba per il telaio e pedalare di traverso mantenendosi in equilibrio, almeno per un anno, il tempo che la crescita ti faccia arrivare ai pedali.
Al collegio a dodici anni, Hassan si rende conto che la lingua berbera non è parlata solo nel suo villaggio, che esistono comunità berbere in altri villaggi e anche in altri paesi. Pensa che l'Islam sia la soluzione di tutti i mali, e che il male e l'odio provenga dalla decadenza occidentale. Prime riflessioni di un ragazzino già destinato ad un cammino più ampio perchè spinto da autentico fervore, quello dei ribelli, dei rivoluzionari o dei poeti.
A sedici anni, nel 1989, terminato il collegio, Hassan è lanciato verso l'istruzione più alta, si aprono mondi prima di allora sconosciuti, giornali in lingua francese, spagnola, inglese, televisioni, radio. Hassan prende coscienza del mondo e della sua diversità. L'apertura è un meccanismo irreversibile, fatto il primo passo non può più tornare indietro. Vince una borsa di studio per il liceo ed in seguito un'ulteriore borsa per l'Università di Agadir, alla facoltà di Lettere.
L'apertura è avvenuta e nessuno la può evitare. Hassan apre gli occhi prendendo coscienza della propria cultura, e la difende. Partecipa al movimento intellettuale e politico del popolo berbero, diventa esponente locale della storica Tamaynut. Passi che può compiere solamente nel momento in cui ha relativizzato ciò che vede, quelli che erano i suoi valori. Nasce un poeta, destino inevitabile per chi proviene da Inchaden, la città dei poeti, un mondo che può partorire solo uomini tra uomini, oppure grandi poeti. Io sono Hassan Laauguir e sono un poeta.
Nel piccolo paese comunità di venticinquemila anime si vive in un altro modo. Non è possibile parlare di arretratezza. Una forzatura. Arretrato è un sistema infrastrutturale che ambisce ad essere moderno ed efficiente. Arretrata è l'Adsl quando esiste il Wi-max, arretrato può essere un treno a carbone rispetto all'alta velocità. Arretrata è una automobile, una tecnologia vecchia relativamente ad un'altra che riesce a soddisfare bisogni simili o sostituti con maggiore efficacia, efficienza, economicità.
La vita ad Inchaden non è arretrata, semplicemente diversa. Sembra la messa in pratica di quell' ideale utopico descritto nel film francese La belle verte. Un film che riproponeva fortemente la tematica ambientalista ed una forte critica e messa in discussione di tutti i valori e strutture della società occidentale contemporanea.
Ad Inchaden, il concetto stesso di sviluppo, o progresso che sia, è assente. Perchè assenti sono i contatti con l'esterno, almeno fino a qualche tempo fa. In una comunità in cui non esiste la televisione, non arrivano i giornali, non c'è l'elettricità, si vive secondo ritmi interiori, biologici. Lo stesso concetto di tempo viene completamente rivoluzionato, o meglio ci si rende conto di quanto noi l'abbiamo rivoluzionato, ci si rendo conto del nostro di tempo.
Nelle case di Inchaden non esiste il tempo così come da noi suddiviso. Gli orologi non esistono, come non ci sono lancette che possano mettere pressione, creare anticipi o ritardi. Il tempo è solo il concetto utilizzato per spiegare e relativizzare la successione degli eventi. Il tempo esiste perchè mio fratello è nato nello stesso mese di mio cugino. Il tempo esiste in quanto io sono più anziano dei mie sei fratelli e più giovane della mia unica sorella.
Il tempo esiste in quanto esistono periodi del ciclo solare suddiviso per cicli lunari in cui le piogge diminuiscono e la temperatura aumenta, il tempo esiste in quanto noi pur restando fermi e apparentemente immobili, cresciamo lentamente in un eterno presente.
Ad Inchaden solo le nonne e le madri conoscono l'età precisa dei propi figli, nipoti e cari in generale. Le uniche che riescono ad orientarsi in maniera precisa nel lungo scorrere delle giornate grazie ad eventi tracciati da feste, occasioni particolari o ricorrenze lunari.
Perchè i compleanni non vengono celebrati, perchè non esistono calendari per farlo, perchè i mesi non esistono, esistono solo stagioni, periodi che sfumano lentamente l'uno verso l'altro. Il tempo nella sua calma diventa immensamente relativo, non più tempi oggettivi che possano coordinare persone, ma solo stati d'animo del corpo e della natura che regolano il proprio agire, che però è l'agire di tutti.
Una vita di altri tempi basata fondamentalmente sul concetto di comunità. Una comune inconsapevole. Quello che serve viene offerto dal vicino. Tutto è fornito da madre natura grazie al lavoro delle proprie braccia. Se hai bisogno di patate passi per il campo e chiedi patate, se tu coltivi carote donerai carote, se hai tante vacche da latte allora donerai latte. Per tutta l'infanzia di Hassan, che corrisponde a buona parte degli anni Ottanta, la moneta non era quasi utilizzata. L'eccedenza di latte della vicina, che prima era donata per non apparire avida agli occhi della comunità, ora viene invece venduta.
L'economia è di baratto ed autosufficiente, tutto viene messo a disposizione degli altri. Beneinteso che alter sia ben conosciuto. La fiducia reciproca è fondamentale. Se si prendono patate al di là della proprio fabbisogno, se non si dà in cambio il corrispettivo del proprio lavoro, se non si dona il proprio tempo, allora il meccanismo salta. E per questo rispettare le regole non scritte è fondamentale. Autotassarsi quando bisogna costruire una nuova strada, pagare le imposte per la moschea e la scuola coranica, partecipare alla organizzazione delle feste, così come alla preghiera del venerdì.
Tutti partecipano a proprio modo, il mezzo di scambio privilegiato talvolta in assenza di moneta diventano le uova, o si offre il pranzo all'imam, o si ricambia il favore di un vicino. La povertà ad Inchaden pertanto non esiste, quand'anche succedesse qualcosa il meccanismo di solidarietà sociale interverrebbe. A nessuno verrebbe rifiutato un pasto o un giaciglio per dormire. Come a quel tale a cui una volta rubarono il gregge che fu prima rimpiazzato da una autotassazione spontanea, e poi fu ritrovato grazie ad una rapida ricerca ad opera di tutti. La comunità è quasi utopica, la canalizzazione delle proprie azioni pressocchè totale.
Il bisogno cooperativo è fondamentale e rende necessario tutto questo, senza cooperazione, senza partecipazione non si potrebbe sopravvivere. Quando la divisione del lavoro si allarga, e la creazione di mezzi di scambio emancipa il proprio lavoro in maniera diretta da quello degli altri, il senso di comunità riappare solo con un nemico esterno, o con un evento comune.
Hassan cresce in questo contesto, in questo mondo e a questo modo, o quasi. Sebbene lo Stato Marocchino imponga le scuole elementari obbligatorie e gratuite per tutti, il piccolo berbero non è destinato alla scuola elementare, il padre di Hassan come tanti altri genitori di queste zone rurali corrompe chi di turno per non inviare il figlio a scuola, per non farlo contaminare con i contenuti dello straniero, con l'idioma che non sia quello della nonna. La stessa nonna che aveva posto il veto ad un insegnamento altro da quello della comunità, lontano dal mondo islamico, lontano dalla cultura berbera. Per non ritrovarsi un nipote che disconoscesse i valori familiari, per non avere un nipote che non portasse più rispetto agli anziani secondo gli antichi insegnamenti, ma che cominciasse a salutare come un ragazzo di città, un ragazzo istruito ed immorale: Slam N Uskali.
Perchè Hassan è berbero, amazigh, ed una comunità può vivere in questo modo solo a patto di chiudersi, di vivere nell'autarchia totale. Che non si traduce solamente nel rifiuto della moneta, della compravendita, dell'individualismo, delle merci, ma nell'autismo sociale, nel rifiuto dell'altro. Dell'altro che possa contaminare la propria anima controllata e formatasi nel villaggio. Dell'altro che possa servire da cattivo esempio. Per cui l'istruzione è vista come un male da evitare, pochi nel villaggio sono istruiti, e quei pochi solo ad un livello elementare. Hassan è l'unico della famiglia mandato a scuola che ha poi continuato gli studi, l'unico su otto fratelli. Perchè nessuno è mai stato visto arricchirsi con l'istruzione, nessuno ha mai sentito il bisogno di arricchirsi.
Mandato alla scuola coranica tra i 4 ed i 7 anni, per sua fortuna si rivelò un pessimo alunno non adatto a ripetere a memoria ciò che ascoltava in un'altra lingua fotografando con gli occhi la calligrafia araba classica del corano. Per cui arrivato a sette anni, il padre decide di mandarlo nella scuola pubblica distante solo 4-5 km a piedi, nonostante il veto della nonna. Un'unica struttura di due aule che già ispirava diffidenza. Per l'archittettura diversa da quella del proprio villaggio, per i professori venuti da grandi città del nord, per i valori diversi che portavano con sè. Naturale andare con gli amici a lanciare i sassi, rovinare i muri ed i banchi di chi era considerato come un invasore. Era l'anno 1984.
Cinque anni dopo, finita la scuola elementare, avendo imparato a leggere e a scrivere, Hassan aveva ormai un'istruzione sufficiente per condurre una vita giusta ed onesta, degna di una famiglia onorata e rispettata, il resto l'avrebbe appreso al campo lavorando con il padre. Continuare gli studi era un'opzione nemmeno presa in considerazione, non se ne parlava proprio, e a che pro? Nemmeno la raccomandazione dei professori spinse il padre a cambiare idea, se non il fatto che il fratello più giovane di un anno venne bocciato, e si offrì di lavorare al posto di Hassan a fianco del padre: il rifiuto del fratello di finire le elementari liberò Hassan dal lavoro imminente nel campo che spetta ad un ragazzo di 12 anni.
Hassan venne così mandato al collége, nella città di Belifee, un percorso di 10 km da fare in bicicletta quattro volte al giorno per un totale di 40 km al giorno: lezioni la mattina, pranzo a casa, e lezioni il pomeriggio. Fermarsi lì a mangiare sarebbe costato troppo, e di moneta non ne girava troppa a Inchaden. Pedalata dopo pedalata il piccolo Hassan cresce fino a toccare i pedali della bicicletta comprata dal padre. Infatti, anche con una bicicletta troppo grande un piccolo berbero può far passare una gamba per il telaio e pedalare di traverso mantenendosi in equilibrio, almeno per un anno, il tempo che la crescita ti faccia arrivare ai pedali.
Al collegio a dodici anni, Hassan si rende conto che la lingua berbera non è parlata solo nel suo villaggio, che esistono comunità berbere in altri villaggi e anche in altri paesi. Pensa che l'Islam sia la soluzione di tutti i mali, e che il male e l'odio provenga dalla decadenza occidentale. Prime riflessioni di un ragazzino già destinato ad un cammino più ampio perchè spinto da autentico fervore, quello dei ribelli, dei rivoluzionari o dei poeti.
A sedici anni, nel 1989, terminato il collegio, Hassan è lanciato verso l'istruzione più alta, si aprono mondi prima di allora sconosciuti, giornali in lingua francese, spagnola, inglese, televisioni, radio. Hassan prende coscienza del mondo e della sua diversità. L'apertura è un meccanismo irreversibile, fatto il primo passo non può più tornare indietro. Vince una borsa di studio per il liceo ed in seguito un'ulteriore borsa per l'Università di Agadir, alla facoltà di Lettere.
L'apertura è avvenuta e nessuno la può evitare. Hassan apre gli occhi prendendo coscienza della propria cultura, e la difende. Partecipa al movimento intellettuale e politico del popolo berbero, diventa esponente locale della storica Tamaynut. Passi che può compiere solamente nel momento in cui ha relativizzato ciò che vede, quelli che erano i suoi valori. Nasce un poeta, destino inevitabile per chi proviene da Inchaden, la città dei poeti, un mondo che può partorire solo uomini tra uomini, oppure grandi poeti. Io sono Hassan Laauguir e sono un poeta.
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