Ieri gran parte della rete, i blogger, i cittadini, giovani e non, che esercitano quotidianamente il proprio diritto alla libertà di espressione hanno indetto una giornata di sciopero della rete. Il cosiddetto Obbligo di Rettifica introdotto da questo decreto, è solo una scusa per mettere il bavaglio al libero scambio di opinioni ed informazioni on line. Un meccanismo che crea di fatto disincentivi, timori, remore ad esprimersi liberamente e naturalmente.
Se ad esempio sostenessi su questo blog, vale per tutti "i siti informatici" anche amatoriali, che ad esempio Berlusconi è un corruttore, un puttaniere, un uomo che ha avuto contatti e non solo, con la mafia, un bugiardo, un uomo che pensa al bene proprio a discapito del bene comune di cui è gestore e padrone, che la Lega nelle sue proposte di legge è di fatti razzista, intollerante e xenofoba, che il sottosegretario alla Economia, Cosentino originario di Casal di Principe è il ponte tra camorra e Stato in Campania, potrei rischiare di offendere qualcuno.
Quel qualcuno potrebbe contestarmi ciò che dico ed accusarmi di diffamazione, in tal caso io sarei obbligato a "rettificare" le mie affermazioni entro 48 ore, rischiando altrimenti sino a 13 mila euro di multa. Una pena ovviamente sproporzionata per chi fa uso in maniera non professionale della rete, che viene equiparata così ad un qualsiasi testata giornalistica. Qui di seguito riporto l'appello lanciato alla libertà di informazione on line:
Per maggiori informazioni andate
su Diritto alla Rete
Punto Informatico per delucidazione su Obbligo di Rettifica
Guido Scorza
"Gli ultimi mesi sono stati caratterizzati da un susseguirsi di iniziative legislative apparentemente estemporanee e dettate dalla fantasia dei singoli parlamentari ma collegate tra loro da una linea di continuità: la volontà della politica di soffocare ogni giorno di più la Rete come strumento di diffusione e di condivisione libera dell’informazione e del sapere. Le disposizioni contenute nel "Decreto Alfano" sulle intercettazioni rientrano all'interno di questa offensiva.
Il cosiddetto "obbligo di rettifica" imposto al gestore di qualsiasi sito informatico (dai blog ai social network come Facebook e Twitter fino a .... ) appare chiaramente come un pretesto, un alibi. I suoi effetti infatti - in termini di burocratizzazione della Rete, di complessità di gestione dell'obbligo in questione, di sanzioni pesantissime per gli utenti - rendono il decreto una nuova legge ammazza-internet.
Rispetto ai tentativi precedenti questo è perfino più insidioso e furbesco, perché anziché censurare direttamente i siti e i blog li mette in condizione di non pubblicare più o di pubblicare molto meno, con una norma che si nasconde dietro una falsa apparenza di responsabilizzazione ma che in realtà ha lo scopo di rendere la vita impossibile a blogger e utenti di siti di condivisione.
I blogger sono già oggi del tutto responsabili, in termini penali, di eventuali reati di ingiuria, diffamazione o altro: non c'è alcun bisogno di introdurre sanzioni insostenibili per i "citizen journalist" se questi non aderiscono alla tortuosa e burocratica imposizione prevista nel Decreto Alfano.
La pluralità dell'informazione, non importa se via internet, sui giornali, attraverso le radio o le tv o qualsiasi altro mezzo, costituisce uno dei diritti fondamentali dell’uomo e del cittadino e, probabilmente, quello al quale sono più direttamente connesse la libertà e la democrazia.
Con il Decreto Alfano siamo di fronte a un attacco alla libertà di di tutti i media, dal grande giornale al più piccolo blog.
Per questo chiediamo ai blog e ai siti italiani di fare una giornata di silenzio, con un logo che ne spiega le ragioni, nel giorno in cui anche i giornali e le tv tacciono. E' un segnale di tutti quelli che fanno comunicazione che, insieme, dicono al potere: "Non vogliamo farci imbavagliare".
Invitiamo quindi tutti i cittadini che hanno un blog o un sito a pubblicare il 14 luglio prossimo questo logo e a tenerlo esposto per l’intera giornata, con un link a questo manifesto.
Non si tratta di difendere la stampa, la tv, la radio, i giornalisti o la Rete ma di difendere con fermezza la libertà di informazione e con questa il futuro della nostra democrazia".
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