domenica 18 gennaio 2009

Memorie

Sarà che la mia tesina di maturità era sul tema della memoria, sulla necessità di non dimenticare, sul perché persone dedicavano la vita alla causa della memoria. Era su Simon Wiesenthal, un cacciatore di assassini, colui che fece arrestare Eichemann, l'amministratore della soluzione finale, il responsabile con un colpo di penna della morte di sei milioni di Ebrei. Wiesenthal dedicò il ritorno dal lager alla caccia di nazisti in fuga, motivato da un desiderio, giustizia, un bisogno. Che poi diventa un desiderio di condivisione, di collettivizzare, il ricordo, la forza d'espressione e la tenacia nel rimarcare fa sì che non si dimentichi.

Ma forse il mio rapporto con la questione della memoria è iniziato molto prima, quando avevo dodici anni, e con mia nonna. Passammo settimane in giardino, io dettavo e lei scriveva, perché la calligrafia era troppo sottile, il segno della matita troppo sbiadito per occhi anziani, e oltre ottanta anni l'avevano quasi cancellata dalla carta. Trascrivemmo il diario di guerra del mio bis-nonno. In trincea, a diciotto anni, sul fronte austriaco durante la prima guerra mondiale, o la guerra del 15-18 come diceva nonna, perché per lei ancora non esisteva al tempo il concetto di prima e seconda guerra mondiale. La terminologia è venuta dopo, con la storicizzazione degli eventi. "Il mio rimpianto più grande è sempre quello di non aver avuto un diario" diceva.


Forse è iniziato allora il mio rapporto con la memoria. Forse prima, perché il voler trascrivere presupponeva già un interesse per la storia. Forse il girovagare sin da piccolo nei musei di mezza Europa, forse da lì, sìsì. Un senso di fascino e rispetto. Qualcosa di importante, da visitare e da vedere, ovunque ci trovassimo. Per molti qualcosa è da vedere al di là della sua bellezza solo perché un residuo del passato, una memoria.

La memoria è un meccanismo strano, talvolta indecifrabile. E' una cosa viva, in continua evoluzione, non è un semplice disco rigido in cui vengono salvati i dati. Eventi che qualche volta vanno perduti, qualche volta si cancellano a poco a poco come scritte sulla sabbia. La memoria fa parte di noi, e noi la modifichiamo man mano che il tempo passa. Talvolta rimuoviamo episodi spiacevoli del passato, ricostruiamo con la nostra immaginazione tessuti del passato che non abbiamo vissuto, per darci un senso, per tutelarci. C'è chi dice che la memoria è viva e attua di continuo meccanismi di difesa, atti a tutelarci, a non creare blocchi, in modo da non interrompere l'evoluzione del nostro io. Quante cose avete rimosso inconsapevolmente?Brutte esperienze, brutti sogni, episodi insignificanti, semplicemente rimossi, messi in un angolo perché non siano di ingombro.

Ma non è solo un accantonamento, uno scrivere e un riscrivere, è un dipingere continuamente su un velo multistrato, una matassa che talvolta è difficile disinstricare.
Quello che ricordiamo oggi potrebbe essere diverso da quello che ricordavamo poco tempo fa, o un attimo fa, e ricorderemo cose diverse tra dieci anni. Perché il ricordo stesso che è vivo, l'episodio anche se non è cambiato, non diventa solo più o meno nitido, ma si arricchisce di sfumature e particolari, cambia sapore nel corso del tempo così come si evolve il gusto, l' evoluzione della maturità delle esperienze e degli assaggi della vita. Ci abituiamo anche a prendere il caffè amaro o ad amare le verdure che da piccoli disprezzavamo.

L'analogia con il funzionamento di un computer penso talvolta sia impressionante. Penso che più le macchine diventano complicate e più si avvicinino alla complessità del corpo umano. Così come un computer che tenti di recuperare dati che sono stati cancellati, come le foto che erano state cancellate ed ho parzialmente recuperato. Come scie di memoria. Pensate se improvvisamente tutte le immagini del vostro ultimo anno di vita, dei viaggi, delle feste, dei paesaggi, delle novità e bellezze che avete visto venissero cancellate improvvisamente. Ed ora toccasse a voi recuperarle, ricostruirle una ad una. Il computer tramite l'aiuto di un software le può recuperare, ma non tutte, non precisamente come erano, ci sarà qualche imprecisione, il formato non sarà lo stesso, il nome sarà deformato, la cronologia non sarà rispettata, le foto saranno mischiate, sovrapposte, un caos in cui poco a poco si potrà fare ordine.

La memoria è importante. Sebbene non faccia dimenticare il passato, ha anche un altro effetto altrettanto importante. Registrare un concetto, una frase, impressionare delle impressioni, delle emozioni, un modo di vedere, il mondo secondo noi in quel momento, registra l'unicità del mondo in quell'istante. E se non vogliamo dimenticarlo, se abbiamo raggiunto una nuova verità, un nuovo concetto, se non vogliamo ripercorrere lo stesso cammino, allora dobbiamo registrare quella verità, quella scoperta, quella visione, quell'idea o emozione. Subito o quasi. Perché rileggendola ci si rende conto che l'avremmo potuta scrivere solamente in quel momento, perché in quel momento l'abbiamo vissuta.

Pertanto scrivo quello che scrivo perché potevo rappresentarlo solo adesso, grazie ad una serie di eventi incrociati che mi hanno fatto capire l'unicità del descrivere un concetto quando lo si vive. Come mi sono reso conto, adesso, di aver già fatto in passato. Lo stesso senso che sta prendendo questo blog talvolta è di impressionare una storia, delle facce, le vite di una generazione.
E allora la memoria per non perdere il filo, per dare senso al percorso e per introdurvi la prossima persona.

1 commento:

Anonimo ha detto...

mi ci ritrovo, per mille e un motivo...
mic***