lunedì 5 gennaio 2009

Giovane Concorrenza

Concorrenza. Una parola che spesso, talvolta troppo spesso, intimorisce. Sinonimo di competizione, legge del più forte, legge della giungla e delle belve. Un'idea che quasi viene collegata ad una situazione di non progresso, non cultura, di non bene, di non umanità. Competizione, sinonimo di guerra e conflitto, visione opposta ad una realtà di pace, benessere e solidarietà.

Concorrenza, una parola di cui troppo spesso si abusa. Per i profani del linguaggio economico, un segno dei tempi, un destino inevitabile delle società moderne e capitalistiche, meccanismo trasportatore di modernità e globalizzazione. Ma che cos'è la concorrenza? Cosa sarebbe se non ci fosse?

La concorrenza è solo uno degli aspetti della vita economica, sottoinsieme della vita sociale. Non dovrebbe far paura, ma essere richiesta. Facilmente strumentalizzabile, talvolta in chiave anti-cinese per alimentare un capro espiatorio, talvolta come meccanismo di liberazione e giustizia in chiave anti-corporativa. Questo paese in realtà una concorrenza diffusa ed onesta non l'ha mai avuta. La concorrenza leale si basa innanzitutto sullo Stato di Diritto, sul diritto ad avere un'opportunità a concorrere per il bene proprio e facendo indirettamente il bene di tutti. Basandosi su una comune, semplice, quanto incrollabile verità dettata dal buonsenso. Che vinca il migliore. Una vittoria che non sia armata, ma che prenda le molteplici forme del prezzo più basso, della qualità migliore, del più preparato, del più innovativo, dell'idea geniale.
Caratteristiche queste che giovano al benessere di tutti, direttamente ed indirettamente, in maniera voluta e non voluta.

L' Europa stessa come la conosciamo noi non sarebbe nata senza la concorrenza, il processo europeo è stato in gran parte un processo di incentivi e aiuti alla concorrenza. Armonizzazione, crollo delle barriere, eliminazione dei confini, concorso di idee. L' Europa dei giovani è l' Europa del low cost e dell' Erasmus. Grazie ad essa è nato il mercato unico, sono nate le compagnie low cost, è nato il concetto stesso di low cost. Perché le cose possono sempre aver un prezzo basso, ancora più basso, un giusto prezzo, perché un prezzo è solamente un prezzo. Non deve spaventare, non va imposto, ma si devono creare le condizioni perché esso si abbassi: la concorrenza.

Una società in cui non esiste la concorrenza, è una società morta, immobile, oppressa. Non è mai esistita nei regimi dittatoriali, non è mai esistita in maniera efficace nei paesi poco sicuri e dominati, da caste politiche, opprimenti, clientelari e parassite. Perché la concorrenza in campo economico è il miglior processo di mobilitazione di conoscenza ed energia umana, il miglior strumento per offrire una opportunità a tutti. Il miglior modo per vincere la nostra ignoranza.

"Se riflettiamo sulla quantità di conoscenze di altri individui che costituisce condizione essenziale per il perseguimento dei nostri scopi personali, l’enormità della nostra ignoranza della circostanza da cui dipendono i risultati della nostra azione appare impressionante"

Si è sempre detto, sapere è potere. Ma è anche vero che il sapere è infinito, noi siamo esseri sempre ignoranti, capaci di cogliere solo piccoli frammenti di una realtà più grande di noi. Informazioni che sono sempre disperse all'interno della società in un'infinità di pezzi, e per questo non centralizzabili. I sistemi accentrati, totalitari e gerarchici hanno sempre come primo obiettivo quello di controllare l'informazione, non perché vogliano sapere tutto, ma perché vogliano controllare tutto. I canali, la rete, ma non potranno mai gestire ed avere il contenuto totale di essa.

Non ci potrà mai essere nessun gran uomo di stato tale da considerarsi onnisciente, tale da poter sapere tutto. Allora quello che noi dobbiamo rifiutare è la domanda irrazionale e sbagliata che ci si pone puntualmente: Chi ci deve governare?

E' una domanda in irrazionale. Proporre una risposta implica pensare di avere un punto di vista privilegiato sul mondo. Implica pensare che un gruppo di persone, una volta i filosofi, poi i sacerdoti, i re, i soldati, gli scienziati, gli illuminati, la dittatura del popolo, la rivoluzione, il denaro, abbiano un punto di vista privilegiato sul mondo, implica pensare di avere un'interpretazione del mondo che sia vincente su tutte le altre.

"Siccome ogni individuo sa poco, e in particolare raramente sa chi di noi sa fare meglio, ci affidiamo agli sforzi indipendenti e concorrenti dei molti per propiziare la nascita di quel che desidereremo quando lo vedremo".

Ma in un domani che ancora non conosciamo, in un viaggio del mondo e della vita, un programma prescrittivo e chiuso è una proposta oscurantista. Quello che noi dobbiamo richiedere a gran voce è un processo aperto, corollario di una società aperta. Alla stregua di un meccanismo di open source, che ancora non sa domani quale sarà la sua forma.

Una mobilitazione di energia, idee e conoscenza, in una parola di vita, è un processo che dia spazio ai giovani e alla loro concorrenza. La domanda irrazionale allora deve essere sostituita con altra più consona ad una mente aperta: come fare che anche un brigante ci possa governare?

Quello che noi dobbiamo fare è limitare il potere, il potere accentrato nella politica, nei monopoli, nell'informazione, nelle corporazioni, nelle caste e nelle generazioni. Non diminuendo le decisioni prese, o tramite l'immobilismo, ma diffondendo il potere. Uno dei vantaggi della globalizzazione è che presto abbandoneremo l'unilateralità di grandi paesi dal potere sproporzionato. Arriveremo ad una situazione di potere mappato e diffuso con molteplici equilibri in bilanciamento tra di loro.
Se il potere è diffuso riusciamo ad eliminare la prevaricazione di qualcuno su qualcun altro, la cooperazione è l'unica alternativa che rimane.

Non devono esistere variabili indipendenti, dipendiamo tutti gli uni dagli altri. Nessuno deve essere al di sopra degli altri. Nel momento in cui un gruppo di potere, di interessi, di rappresentanti, un gruppo democratico, tenti di dare ordini prescrittivi, tenti di definire i contenuti delle altrui azioni, allora si mina e si attacca l'autonomia e la libertà individuale. Si attacca il processo di mobilitazione della conoscenza e quell' habitat di sviluppo a cui tutti agogniamo.

L'habitat è lo Stato di Diritto, il contenuto astratto e generico della legge, i paletti formali all'interno dei quali è possibile muoversi liberamente. Se l'habitat è adatto, la vita che ne esce è nuova conoscenza, un processo aperto di concorrenza, ateologico e indeterminato. Non accetteremo il già noto, ma lo sfideremo in maniera incessante.


1 commento:

Anonimo ha detto...

...i discorsi di una sera!

potrei prendere diversi punti e commentarli; potrei lasciare una citazione che riprende l'argomento e dirti: guarda come può essere colta una studentessa di lettere.

l'ostentare un interesse casuale, trasformarlo in qualcosa di costruito.

Io non posso fare questo...io sono solo il frutto di una fantasia libera.

Sarà che non mi sono svegliata con il sole oggi, sarà che odio svegliarmi con un ricordo e perdere parte della giornata...sarà soltanto il fatto di aver trovato un messaggio di mia sorella con su scritto "sto arrivando da te" a farmi ricordare come ci si sente "bene" ad essere capricciosi di tanto in tanto! :)

ti avevo, forse, promesso di lasciare un commento...forse lasciarti leggere qualcosa delle mie banalissime fantasie, ma ora ti dico solo: luna_1987@hotmail.it è una semplice mail..per parlare e scrivere delle tue NUOVE foto e dei tuoi viaggi "low cost" ...dell'esperienza di una gelataia e di una vita senza mai una routine.

...Cynara