lunedì 19 maggio 2008

Io sono Sonia

Sonia è la prova più visibile e tangibile di quanto possano essere intrecciate, belle, forti e colorate le nostre esistenze, e quando dico nostre, intendo di noi persone di questo variopinto pianeta.
A guardarla ha i modi di fare di una ragazza francese, abbastanza silenziosa e riservata, dallo sguardo intenso e profondo che rivela però origini più complesse.

Sonia infatti è francese, ma non ha passato la maggior parte della sua vita in Francia, almeno non in quella che intendiamo noi, perché si sa il concetto di stato francese è cosa ben diversa. Infatti forse non tutti sanno che la Francia come eredità del suo passato coloniale conserva ancora i cosiddetti territori d'oltremare, nello specifico divisi in dipartimenti e collettività d'oltremare.
Terre considerate a tutti gli effetti territori francesi alla stregua di altre regioni europee e con tanto di euro.



A vederla bene infatti Sonia ha un che di esotico, un mix di eredità sanguinèe e appartenenze culturali, infatti è cresciuta in una piccola isola tra tartarughe, squali e lemuri, anche se la sua pelle scura viene da tutt' altra regione, o meglio da tutt' altra popolazione.

Tutto nasce quando il padre, lui sì francese, decide si svolgere il suo servizio militare come civile, insegnando nella città di Tizi-Ouzou, capoluogo nella regione della Cabilia, regione berbera di Algeria. Nella scuola di Tizi-Ouzou incontra una giovane berbera, anche lei insegnante, e futura madre di Sonia. Tra i due nasce un amore, consumato di nascosto, perché anche se forte della sua indipendenza l' Algeria non ama i francesi, specialmente se questi rubano le proprie donne, e specialmente se il padre è stato torturato e imprigionato durante la guerra di indipendenza perchè militava nel FLN, Fronte di Liberazione Nazionale, che portò all'indipendenza algerina nel 1962, dopo otto anni di guerra.

La relazione pertanto continua all'insaputa della famiglia di lei, fintantochè il padre non è costretto a tornare in Francia alla fine del suo servizio civile. Ma l'amore, si sa, non riconosce confini, passaporti o nazionalità, riconosce solamente la necessità di partire, per questo un visto studentesco è sufficiente, così lei raggiunge il sud della Francia dicendo addio al suo paese e alla sua famiglia per oltre 20 anni. La vita è fatta di scelte, e la libertà ha il suo prezzo.

Così in rotta con le rispettive famiglie inizia il vagabondaggio della giovane coppia che dopo un periodo in Francia riparte per il Senegal, per 4 anni, era il 1976, lavorando entrambi come insegnanti per lo Stato francese che ha mantenuto forti rapporti anche nelle ex-colonie.
Nel 1980 tornano in Francia per sposarsi, ma anche qui le cose non sono semplici se si ha un padre ottuso e razzista che non permette alla futura moglie del proprio figlio di mettere piede in casa. Così il matrimonio avviene solo tra amici, lontano dai parenti malpensanti. E' un periodo trascorso tra la Francia e l'Africa, tornano infatti in Senegal fino al 1986, per poi tornare in Francia in tempo per la nascita della loro seconda figlia, Sonia, classe 1987.

Da lì, non so cosa li abbia spinti a partire di nuovo con due figlie piccole, ormai sposati e maturi, per un posto ancora più lontano come Mayotte, una piccola isola che si trova a nord del Madagascar. Forse l'idea di far crescere le figlie in un piccolo paradiso terrestre, o forse la volontà di allontanarsi dalle proprie culture e famiglie, che hanno così ostacolato la loro vita. Fatto sta che Sonia è cresciuta in questa piccola regione, nell'Oceano Indiano, tra palme e lagune, molto più vicina al Sud Africa e al Polo Sud che all'Europa, sentendosi però francese, a tutti gli effetti.

Così all'età di 17 anni fa il percorso inverso fatto dai propri genitori, e torna in Francia per fare l'Università. Due anni a Tolosa per la scuola di preparazione, poi 2 anni a Parigi, dove completa la laurea di 1° livello e inizia il master in relazioni internazionali. Ha quasi 21 anni, ad un anno dal raggiungimento del titolo completo, molti viaggi alle spalle tra cui una internship in Messico, 4 lingue parlate, tra cui inglese, spagnolo e turco, e un buco nero per quanto riguarda il proprio futuro. Forse rimarrà ad Istanbul altri sei mesi, forse finito il master tornerà in Messico, forse in Europa, forse in Francia, sicuramente non a Mayotte, sicuramente non con i genitori. Una casa, un posto preciso per ora non c'è, il sentimento di nostalgia per ora non le si presenta, anche perchè farebbe difficoltà a rivendicarlo con precisione. Condannata ad un vagabondaggio, così come lo erano stati condannati gli stessi genitori; la storia si manifesta con onde lunghe, quanto sarà lunga per Sonia nessuno lo sa.


1 commento:

Anonimo ha detto...

Che bella storia!! Ci farei un libro o un film...
Complimenti