domenica 25 luglio 2010

Casa ed Indentità


Una casa equivale ad avere una coordinata principale, un punto rosso sulla mappa, una bandierina alla quale aggrapparsi. Cercarsi una casa è il primo passo per l'affermazione e la costruzione dell'identità, oggi come ieri. Vuol dire scegliere dove proseguire la propria vita ed eventualmente come.

Rappresenta la meta di qualsiasi viaggio, il successo di ogni ritorno. E' la spinta di chi ancora non si è fermato. Come mi disse Yoshi, un contadino cinese allora trentenne che viaggiava da circa tre anni con mezzi di terra dopo aver attraversato 24 paesi e tre continenti, "dopo aver attraversato tutte queste vite, ora voglio iniziare la mia".

Ovvero cominciare a costruire per lasciare qualcosa ai posteri, che siano parole, immagini, ricordi, figli, manufatti. Il senso delle grandi cose si può racchiudere in questi, in apparenza semplici, obiettivi che nascono e fioriscono partendo da una casa.

Oggi di case se ne attraversano tante fortunatamente, vicine e lontane, solitarie ed affollate, familiari e sconosciute, ti segnano aiutandoti a capire cosa non vuoi diventare e di cosa sentirai la mancanza. Ogni casa, come una persona è legata ad una storia molteplice, a degli eventi dell'animo. Le case, vissute al pari degli amici, non si possono dimenticare e costituiscono la nostra costellazione di riferimento, fatta di abitudini, odori e rumori mattutini. Per questo quando si ritorna a "casa" in realtà s'intende il gruppo di case a cui puntualmente ci ripresentiamo, lasciando intendere che il ritorno a "casa" coincida con una porzione di territorio più vasta delle quattro pareti domestiche.

In Italia sicuramente questa identificazione tra "casa" e gruppi di case è molto stabile, quasi una certezza, gli Italiani hanno un primato rappresentato dal numero di proprietari di casa. In base ai dati Istat infatti circa sette famiglie su dieci sono proprietarie della casa in cui abitano. Solo due famiglie su dieci pagano l'affitto, e circa un dieci per cento vive in usufrutto o a titolo gratuito, casomai nella seconda casa dei suoceri.

Un popolo di sì fatti proprietari immobiliari si evince dalla cura con cui vengono manutenuti gli interni della abitazioni oggetto sempre dei principali investimenti, prima entità di spesa per le famiglie e tra i beni più importanti che i genitori cercano di lasciare o donare ai figli. Invece quando la casa non è di proprietà i mobili sono vecchi, le opere di manutenzione vengono rinviate, c'è indifferenza verso un muro sporco.

Una tale situazione dovrebbe alimentare anche un'altra attitudine: l'attaccamento al territorio. Il possesso della casa dovrebbe portare ad un naturale slancio verso il circostante, ad un presidio del territorio in cui si vive e in cui vivranno i propri figli, ma troppo spesso la contraddizione è stata di ripiegarsi sulle mura domestiche contenti del proprio salotto ed incuranti del paesaggio alla finestra che veniva rovinato, appunto da case altrui.

In Istanbul, Orhan Pamuk ripercorre tutte le case della sua vita ritessendo la tela delle storie che ha attraversato e che si sono intrecciate tra loro e con quella della città. Descrizioni di abitazioni ricche di ricordi in cui giocano un ruolo principale le immagini dalle finestre, dai balconi e dai davanzali, un viaggio segnato da immagini primordiali ed indelebili come il conteggio delle navi sul Bosforo, lo sguardo gettato dall'alto sulle strade, finestre che si aprono su intimi paesaggi ricordando che la prospettiva data dalla propria finestra di casa è una prospettiva sul mondo.


Nel numero di Aprile della rivista l'Europeo, dedicato alle case degli Italiani, l'articolo di apertura di Aldo Colonetti dice :

"quando superiamo la soglia della nostra porta è come se esistesse un confine netto, due mondi diversi, tra il fuori e il dentro, tra il luogo dei nostri affetti più cari e gli spazi collettivi, le strade, i servizi; insomma, in generale, il territorio degli altri".

Per cui spesso si passa la cera sul pavimento di casa rimanendo indifferenti al marciapiede antistante pieno di buche e merde di cani. Si è persa la sana abitudine di spazzare i vicoli che, trasformatisi in strade di scorrimento, sono di tutti e di nessuno. Si è perso il concetto che il vicolo rappresenta.


"Quando una tradizione non è in grado di trasformarsi in un sistema di regole riconosciute, il territorio, la vita collettiva, il rispetto della storia inteso come humus dal quale prendiamo ispirazione non riescono a porsi al centro delle scelte strategiche e della vita collettiva. [...] Perché siamo abituati, come direbbe lo studioso Aldo Bonomi, a guardare più alle storie particolari che agli spazi collettivi, più alle nostre abitazioni che alle piazze dove tutti i giorni transitiamo distratti, in attesa di ritornare a casa ".

In altre parole l'Europeo sostiene la tesi di una rottura tra etica pubblica e privata: lo spazio privato ha maggior valore e va tutelato anche a costo di sacrificare quello pubblico. Due valori posti in antitesi ma che non devono necessariamente esserlo. Nessuno chiede di rinunciare al proprio spazio privato (e la conseguente libertà) in favore di quello pubblico, si può distruggere quello pubblico in nome di una lottizzazione degli interessi privati. Per sanare questa frattura sono sufficienti delle regole.

Se bisogna cominciare a costruire qualcosa, pertanto, viene naturale cominciare dalla "casa", nuova o vecchia che sia, e dal suo significato.

E' naturale ripartire dal piacere di tornare, di restare, di assaporare i propri pensieri, di ascoltare chi ha qualcosa da condividere. E' il piacere di sentirsi sicuro tra mura in cui non è necessario essere indiscreti. E' il luogo da cui ripartire ogni volta che si deve ricominciare, il campo base di riferimento anche per chi pensava di farne a meno.

La casa è il luogo pacifico che permette lo sviluppo del pensiero dopo l'esperienza del viaggio.
E' la finestra sul territorio che costituisce la nostra identità, senza la prima non si può arrivare alla seconda, è il luogo in cui si consolidano i rapporti che costituiscono la mappa delle nostre relazioni e quindi di noi stessi.

Perché in definitiva l'altro scopo di questo blog è capire dove stiamo andando, quindi quale sarà la nostra casa, come la possiamo scegliere, come la vogliamo e dove. Ovvero tutte le domande che si ripresentano ad ogni generazione che dalla gioventù passa alla maturità, le stesse domande che si presentano anche a questa generazione aperta e globalizzata che formulerà risposte nuove a domande vecchie. Cercando di vedere attraverso la finestra qualcosa di cui andare fieri.


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