Facce nascoste durante la normale giornata granaina. Vite evidentemente esterne al mondo studentesco e "culturale" della città. Viene da chiedersi dove si siano nascosti tutto questo tempo, cosa pensino e da dove vengano. Probabilmente dalle periferie e dai paesi che di per sé sono periferia. Una festa innegabilmente chana, ovvero grezza, cafona, non raffinata, terra terra, che farebbe storcere il naso a chi ricerca una cultura alta, elitaria, evidentemente non popolare. Tuttavia nella festa si respira un che di autenticità e di partecipazione che altrove non si respirerebbe, qualcosa di attivo, di reale che la rende eccitante e divertente, per questo si è spinti al ballo, al dialogo, alle risate.
La gente che anima questo tipo di festa popolare, facente parte a tutti gli effetti della tradizione, potrebbe far pensare ai Barbari di Baricco. Forse con un solo piccolo particolare, che secondo Baricco i Barbari siamo noi che la osserviamo e ne parliamo tramite un blog, noi che non appartenendo a questa storia, all'anima e allo spirito che la crea, vi partecipiamo solamente per viverne l'esperienza. Per navigare in superficie senza scendere in profondità.
In secondo luogo, il calendario. L'esplosione della festa è data sicuramente dalla attesa che si crea, dal fatto che già settimane prima è annunciato come evento, se ne comincia a parlare e ci si organizza per andarci quel o quell'altro giorno. Periodicità e attesa, stimolano l'immaginazione, creano aspettative, lasciano il giusto spazio per la mitizzazione dell'evento.
Terzo elemento, la teatralità. La capacità di dar tono anche alle cose semplici, con gesti tanto semplici quanto teatrali. Particolarità dei corpi che fuggono e rigettano le mode imposte, i corpi, per mostrare gonfi ventri, grezzi tatuaggi, ornamenti eccessivi e luccicanti. La cultura della festa è rappresentata dalla sua gestualità, da codici che si apprendono e si ritrasmettono, la ripetizione nel tempo di gesti diventa abilità da sfoggiare in tutti i momenti della festa, per conquistare un ruolo forte tra gli amici, la ragazza tramite il ballo, per essere ammirati dai propri figli, o per dimostrare un'antica e più profonda conoscenza della vita. Cadere in piedi nella giostra del ta-ka-ta, essere sensuali ballando alla sevillana, abili nel bucare i palloncini, precisi con il fucile, forti e brutali davanti al branco.
Inoltre, quello che più fa pensare è che la gente sia la stessa delle feste religiose, rendendo evidente il carattere popolare e sentito della festa. Perchè una festa diventa quello che la gente che vi partecipa è, quelllo che la gente sente, pensa e vive. Tuttavia sebbene ci sia qualcuno che dalla propria posizione anticonformista, progressita, contro la tradizione quando questa viene vista come una catena da spezzare, non si riconosce affatto, in generale rimane un carattere trasversale della stessa. Un senso di appartenenza che unisce conservatori e progressisti, retrogradi ed aperti di mente, tradizionalisti e giovani senza tabù, incantati da questa vortice luminoso di bellezza che vale la pena portare avanti perchè porta avanti tutti, tutti insieme. Una moderna processione profana, importante quanto, o forse, anche più di quella religiosa che rischia di svendersi al turismo. Una liturgia moderna e contemporanea che ha già acquisito, ma che è destinata a rafforzare, un carattere sacrale, dove i volti delle persone diventano icone di santi da ammirare, rigettandoci nella bellezza forte e talvolta scomoda della molteplice realtà.
Nessun commento:
Posta un commento