lunedì 8 dicembre 2008

Una storia di famiglia

Antonio ha una storia familiare degna di nota, e a raccontarla si potrebbe raccontare la storia di Italia di questo dopoguerra, almeno di una sua metà.


Anche se questo blog ha sempre presentato prima la faccia, e poi la storia, per dimostrare quanto le apparenze ingannino, e che con le persone bisogna sempre prima condividere e poi giudicare, questa volta presentiamo prima la faccia e poi la storia. O meglio, prima l'inizio della storia e poi la faccia che ne è venuta fuori.


Seguiremo un corso più lineare di una storia iniziata esattamente sessanta anni fa, ancora più a Sud. Non è necessario sforzarsi troppo per indovinare le origini sicule di Antonio. Ma la storia, si sa, si trasforma sempre in lunghe onde che terminano solo con un'onda successiva.




Una storia di famiglia




di Antonio Siragusa


"1948: la mafia cerca di affermare il proprio potere con le armi. Ce l'ha soprattutto con coloro i quali difendono gli interessi dei contadini ai danni di quelli dei grandi proprietari terrieri. Ce l'ha con i comunisti e con i socialisti. Mio nonno sa nomi e cognomi di tutti i morti ammazzati dalla mafia in quei 3 anni successivi alla fine della guerra mondiale. E sa che presto anche lui potrebbe far parte di quell'elenco funesto perchè, da sindaco comunista, si è sempre battuto per la concessione di terre ai contadini. Del resto, un funerale "intimidatorio" già gliel'hanno fatto i mafiosi a Campobello di Licata, solo con la bara, senza il cadavere dentro. E' stato un ultimatum. La deve finire una volta per tutte di mettere i bastoni tra le ruote ai baroni mafiosi. Il primo figlio, Carmelo, è già nato e sua moglie Anna, mia nonna, non regge più questa situazione, ha troppa paura per la famiglia e chiede al marito di dimettersi dalla carica di sindaco e di andare via dalla Sicilia. Torneranno appena le acque si saranno calmate. La famiglia viene sempre prima di tutto, mio nonno acconsente. Ma le acque iniziano a calmarsi troppo tardi, quando ormai mio nonno e mia nonna si sono già costruiti una nuova vita a Caiazzo, in provincia di Caserta. Ormai i figli sono cresciuti ed hanno aperto un'attività commerciale. Il sogno di tornare in Sicilia è svanito. Le radici sono state divelte e rimesse in un luogo che si trova a una distanza critica dalla terra di camorra; abbastanza da non accorgersene da bambini, ma non tanto da poterci sorridere da adulti".


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