martedì 16 dicembre 2008

Una generazione in partenza

Una storia che parte quindi da un po' più lontano, da un racconto di Sciascia alla cittadina dell'olio, Caiazzo, un piccolo paesino nella ridente campagna casertana, perché ne esistono di campagne casertane belle e pulite, ancora oggi. Un paese comunità abbastanza coeso, relativamente aperto allo scambio e dai ritmi tranquilli circondati da verde campagna con il Matese sullo sfondo. L'ideale insomma. Ideale per l'infanzia, ma che inizia a restringersi dall'adolescenza fino a coincidere solamente con la propria casa e non più con il proprio mondo. L' aspettativa supera sempre il circondario presente.Il bisogno di liquidità, di flessibilità, di novità e scoperta stride con un piccolo paese legato al territorio, alla quotidianità, che per quanto bella possa essere è per definizione immobile. Si è abituati a rappresentare la novità che per vivere e svilupparsi ha bisogno di partire, lasciare, abbandonare ciò che è inamovibile, non nel senso che non possa essere cambiato, ma nel senso che non possa essere trasportato. Allora le proprie terre non bastano più, perché non vi è più alcuna montagna da avvistare dal proprio tetto di casa. Ci si allarga, ci si espande e s' infittiscono le reti di persone, di relazioni, di aspettative. Partire diventa una necessità ed un'occasione.


Allora, sebbene per ragioni diverse, viene portata avanti quella che è ormai una tradizione meridionale, partire ed emigrare. I nonni per Mafia, i nipoti per allargare e cercare le proprie opportunità.Una generazione sì ed una no. Una generazione che ha i tassi di emigrazione più alti dopo quella degli anni '60. Un destino che possiamo considerare ormai da più di un secolo quasi una componente culturale, una voce messa sempre in conto dalla vita, la necessità di partire. Per i diretti interessati è un'occasione ed esperienza di vita. Ma a guardarla da fuori sembra anche predestinazione. Il nonno partiva per Mafia, ma era anche il dopoguerra. Oggi i nipoti partono per cercare occasioni, è il dopoeuropa. Occasioni offerte proprie dai cambiamenti messi in atto negli ultimi anni, dall'entrata in Europa, da un mondo più vicino e aperto, a livelli fino a poco tempo fa inimmaginabili. Per cui diventa normale pensare di andare a lavorare all'estero, confrontarsi quotidianamente con altre culture ed altre lingue, oltre che altre politiche.

L'equazione allora diventa ancora più semplice, Sud, piccolo paese di provincia uguale una generazione in partenza. Quattro cugini per tre famiglie di fratelli e sorelle, ed una generazione di nipoti che parte: Antonio, suo fratello Giovanni, suo cugino Attilio e suo cugino Dario.

I più grandi come è giusto che sia, hanno già dato l'esempio, Giovanni è un Fisico, Ricercatore, dopo la laurea a Napoli, il dottorato a Lecce non poteva che partire per l'estero. E' uno dei tanti cervelli fuggiti, lavora al progetto del CERN, ma in Germania, a Mainz. L'altro cugino Dario già da un po' si trova in Francia per un master in retorica delle arti, e Antonio che ha già avuto un assaggio del futuro che vuole cercare, dopo un anno a Granada, è ora prossimo alla laurea e alla partenza. Una laurea in lettere non ha vita facile oggi, per cui la soluzione che coniuga aspettative, incertezza, sogni, felicità è ancora una volta il tantovale-partire. Per insegnare l'Italiano, ma all'estero, in Spagna come in Sud- America. Infine Attilio, prossimo alla laurea in fisica alla Università di Napoli scommette anch'egli che il suo futuro sarà all'estero. Dopotutto è un fisico e andrà anche lui incontro al destino italiano dei ricercatori.


Così quattro cugini con una differenza minima di età, che possono rientrare completamente nei paradigmi di questa nuova generazione, sono pronti alla partenza. Parentela, la loro, confermata dall'amore comune per il viaggio, per il cambiamento come filosofia dei vita, oltre che avventura come giusta ricompensa. Quattro cugini di un piccolo paesino del Meridione che non offre tanto lavoro, ma la possibilità di entrare in Europa a testa alta. Non più come emigranti, disperati in cerca di lavoro, ma come persone qualificate e competenti, il meglio di quello che creiamo. L'evoluzione rispetto al passato è stata soprattutto questa, che adesso a non partire è chi non può permetterselo.


Anche se è una scelta mai facile, spesso sofferta, mai presa a cuor leggero dalla nuova emigrazione, una delle tante facce del processo di globalizzazione, l'apertura al diverso, la scoperta, l'espansione della frontiera della conoscenza , " prezzo da pagare per la costruzione di una nuova Europa", i giovani cugini si ripromettono di non dimenticare le loro radici, il loro Sud, i suoi mali e gli sforzi per risollevarlo. Partenze da piccoli paesi di provincia, che hanno fatto la bellezza di questa paese, sperando che non siano fuggi-fuggi generali e abbandoni di massa, ma che siano occasioni per aprire nuove strade, smuovere mondi che altrimenti sarebbero invecchiati su se stessi. Sbocciature che rigenerino terre che necessitano il cambiamento.


Scelte mai facili e lineari dove l'immenso apporto dato in termini di crescita umana è talvolta più che compensato dagli occhi lucidi di una madre, percorsi di vita nell' Europa di oggi di una giovane parte già avvezza a partenze e ritorni. Una lotta interna che svuota e riempie le case caiatine.

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