"Non è il nome che fa la differenza, è la persona che la fa", Pietro potrebbe essere unico, e lo è a modo suo, ma è anche emblematico. Emblema di un giovane a cui i confini natii, gli amici di sempre iniziano a non bastare più, o meglio, già da un bel po' non sono più sufficienti.
Pietro è l'emblema dell'anima che necessita di muoversi per cogliere la vita, da troppo tempo sta fermo, ha bisogno di scosse, di intensità, come già dissi a proposito di Philip, necessita di divenire per poter essere. Insomma in poche parole necessita di cambiamento, di rimettersi in discussione, di una danza derviscia, di perdere i punti di riferimento, di allargare i pilastri della sua quotidianità trasformartisi in sbarre.
Pietro è emblematico perché rappresenta una generazione pronta a fare del mondo la propria casa, pronta a mescolarsi, confondersi, mascherarsi, annullarsi per poi ricrearsi. Una generazione che vive di grossi centri metropolitani, piccole isole interconnesse, porti e ponti sempre aperti ai migranti globali. Il processo di omologazione, accanto a quello di globalizzazione, da tanti paventato, mostra il suo lato peggiore, quello che tutti vorrebbero fuggire, proprio nei piccoli centri soffocanti, dove il simile, il normale diviene sinonimo di grigio, sciapo, meccanico, ripetitivo, vuoto.
Mentre Pietro è alla ricerca di qualcosa che sia normalmente nuovo, normalmente diverso. Allora quando non si riesce più a trovare energia dentro di noi, quando le routines ci hanno assopito, è giusto svegliarsi con aria frizzante, sgranare gli occhi per imparare il nuovo circondario. E' giusto partire.
Allora muoversi anche per vivere, viaggiare anche per divenire, immergersi nella realtà e filtrarla anche a costo di una visione parziale, relativa, cioè umana. Muoversi e riflettere, perdersi e ritrovarsi, essere in una piena incertezza anziché in una vuota sicurezza.
Pietro è l'emblema dell'anima che necessita di muoversi per cogliere la vita, da troppo tempo sta fermo, ha bisogno di scosse, di intensità, come già dissi a proposito di Philip, necessita di divenire per poter essere. Insomma in poche parole necessita di cambiamento, di rimettersi in discussione, di una danza derviscia, di perdere i punti di riferimento, di allargare i pilastri della sua quotidianità trasformartisi in sbarre.
Pietro è emblematico perché rappresenta una generazione pronta a fare del mondo la propria casa, pronta a mescolarsi, confondersi, mascherarsi, annullarsi per poi ricrearsi. Una generazione che vive di grossi centri metropolitani, piccole isole interconnesse, porti e ponti sempre aperti ai migranti globali. Il processo di omologazione, accanto a quello di globalizzazione, da tanti paventato, mostra il suo lato peggiore, quello che tutti vorrebbero fuggire, proprio nei piccoli centri soffocanti, dove il simile, il normale diviene sinonimo di grigio, sciapo, meccanico, ripetitivo, vuoto.
Mentre Pietro è alla ricerca di qualcosa che sia normalmente nuovo, normalmente diverso. Allora quando non si riesce più a trovare energia dentro di noi, quando le routines ci hanno assopito, è giusto svegliarsi con aria frizzante, sgranare gli occhi per imparare il nuovo circondario. E' giusto partire.
Allora muoversi anche per vivere, viaggiare anche per divenire, immergersi nella realtà e filtrarla anche a costo di una visione parziale, relativa, cioè umana. Muoversi e riflettere, perdersi e ritrovarsi, essere in una piena incertezza anziché in una vuota sicurezza.
Il Buffone triste
di Pietro Fusco
"Salve a tutti. Evito le presentazioni, ho lasciato ad Alessandro questo arduo compito, sarà lui ad incastonarmi nelle categorie di questo blog.
Io chi sono? Sono Pietro.
Ma forse non è giusto rispondere "sono Pietro", anche perché non è il nome che fa la differenza, è la persona che la fa.
Mi trovo qui a scrivere per il mio burrascoso stato d'animo di questo ultimo periodo. Eh sì, perché sono un'anima in pena. Sono un'anima "on the road" troppo tempo ferma ai box.
Negli ultimi anni la routine ha fatto da padrone nella mia vita. Anni e anni non proprio con le stesse cose, ma con le stesse preoccupazioni. Svegliarsi la mattina e sentire che rispetto a un giorno prima non è cambiato nulla e che rispetto a quello successivo non saremo diversi. Pensare che tutto sommato le emozioni di oggi non avranno nulla di nuovo e forse non si potranno nemmeno definire emozioni.
Ho 24 anni, non sono un cosiddetto "uomo di mondo", ma ne ho sempre avuto la testa.
Vivere come chiunque non fa per me, io sono fatto per svegliarmi (non per forza la mattina) e sentire che l'oggi non so cosa mi riserva.
Si faccia ben attenzione, però. Non voglio essere uno scansafatiche.
Essere una scansafatiche e fossilizzarmi in questo comporterebbe comunque routine.
La mia vita è stanca di tutto ciò. Il mio pensiero è sempre altrove. Sogno di viaggiare, sogno di essere ogni volta in un posto diverso, accerchiato da persone nuove, da nuovi PERSONAGGI.
Voglio essere accerchiato da EMOZIONI. Sono queste quelle che mancano, le emozioni. Emozioni intese come passioni. Voglio vivere il mondo, voglio vivere i luoghi, voglio vivere la gente.
Ogni giorno qualcosa di nuovo, ogni giorno qualcuno di nuovo; non sapere cosa ti capiterà e soprattutto perché. Non dover dar conto a nessuno delle tue azioni, non doverti giustificare. Avere una propria etica e vivere in base a quella. Considerare l'intero globo come un unico grande paese, dove muoversi e confrontarsi, dove viaggiare e vivere.
Io amo la vita, io sono la vita. Una vita on the road. Come diceva Kerouac "l'importante non è dove si vada, l'importante è viaggiare". Io non voglio avere un punto d'arrivo, sarebbe una sciocchezza. Sarebbe partire solo per avvicinarsi a una diversa routine,
io voglio andare per non sapere dove andare. Decidere secondo dopo secondo... giorno dopo giorno...
Mi piace ridere, scherzare e burlare questa vita. Tuttavia di questa vita poco c'è di cui compiacersi a tirare le somme.... ma si sa, a volte è meglio ridere che piangere. Meglio ridere e far ridere."
Io chi sono? Sono Pietro.
Ma forse non è giusto rispondere "sono Pietro", anche perché non è il nome che fa la differenza, è la persona che la fa.
Mi trovo qui a scrivere per il mio burrascoso stato d'animo di questo ultimo periodo. Eh sì, perché sono un'anima in pena. Sono un'anima "on the road" troppo tempo ferma ai box.
Negli ultimi anni la routine ha fatto da padrone nella mia vita. Anni e anni non proprio con le stesse cose, ma con le stesse preoccupazioni. Svegliarsi la mattina e sentire che rispetto a un giorno prima non è cambiato nulla e che rispetto a quello successivo non saremo diversi. Pensare che tutto sommato le emozioni di oggi non avranno nulla di nuovo e forse non si potranno nemmeno definire emozioni.
Ho 24 anni, non sono un cosiddetto "uomo di mondo", ma ne ho sempre avuto la testa.
Vivere come chiunque non fa per me, io sono fatto per svegliarmi (non per forza la mattina) e sentire che l'oggi non so cosa mi riserva.
Si faccia ben attenzione, però. Non voglio essere uno scansafatiche.
Essere una scansafatiche e fossilizzarmi in questo comporterebbe comunque routine.
La mia vita è stanca di tutto ciò. Il mio pensiero è sempre altrove. Sogno di viaggiare, sogno di essere ogni volta in un posto diverso, accerchiato da persone nuove, da nuovi PERSONAGGI.
Voglio essere accerchiato da EMOZIONI. Sono queste quelle che mancano, le emozioni. Emozioni intese come passioni. Voglio vivere il mondo, voglio vivere i luoghi, voglio vivere la gente.
Ogni giorno qualcosa di nuovo, ogni giorno qualcuno di nuovo; non sapere cosa ti capiterà e soprattutto perché. Non dover dar conto a nessuno delle tue azioni, non doverti giustificare. Avere una propria etica e vivere in base a quella. Considerare l'intero globo come un unico grande paese, dove muoversi e confrontarsi, dove viaggiare e vivere.
Io amo la vita, io sono la vita. Una vita on the road. Come diceva Kerouac "l'importante non è dove si vada, l'importante è viaggiare". Io non voglio avere un punto d'arrivo, sarebbe una sciocchezza. Sarebbe partire solo per avvicinarsi a una diversa routine,
io voglio andare per non sapere dove andare. Decidere secondo dopo secondo... giorno dopo giorno...
Mi piace ridere, scherzare e burlare questa vita. Tuttavia di questa vita poco c'è di cui compiacersi a tirare le somme.... ma si sa, a volte è meglio ridere che piangere. Meglio ridere e far ridere."
4 commenti:
dovrei essere sorpresa di tutto questo..eppure non lo sono per nulla! bellissimo il progetto, bellissime le riflessioni...
quanto siamo lontani da quelli che eravamo?!
tornerò a trovarti...
un bacio
vale
"tornerò a trovarti" suona più come una minaccia :D
p.s. mannaggia cristo della password che non ricordo mai qual è, stu cos è scem!! non me la fa nemmeno recuperare!
ma quale password? con chi bestemmi?
Cmq sarebbe interessante anche sapere come una terrona si vive Milano;)
bestemmio contro questo stupido blogger,.. mi sarò iscritto venti volte.. ma dato che è stupido non ricordo la password, le ho provate tutte. ma questo idiota non mi da la possibilità di recuperarla.. comunque... muori
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