domenica 9 dicembre 2007

Noi siamo sinceri


La qualità delle nostre azioni è generata dal meccanismo sociale della sanzione, cioè dalle conseguenze negative a cui è soggetto colui che si sottrae agli standard socialmente definiti. Ovvero, talvolta il perseguire o meno un determinato comportamento dipende dal bilancio complessivo dei giudizi delle persone a noi care come quelle più lontane, ma del cui giudizio siamo comunque in un certo senso spaventati, e a causa dei quali potremmo vivere esperienze anche molto negative.

Abbandonando l'idea di un'etica sociale innata nell'uomo, la morale(ed i connessi giudizi di qualità sulle nostre azioni) può essere interpretata come il frutto di un processo evolutivo, che nasce senza la programmazione di alcuno, frutto inintenzionale delle interazioni sociali:

"Le nostre continue osservazioni sugli altri ci guidano, insensibilmente a formarci certe regole generali relative a ciò che è adeguato e appropriato fare o evitare".(Adam Smith, The Theory of Moral Sentiments).

Ma se tali regole sociali di condotta sono frutto di un processo naturale ed evolutivo, perchè talune azioni, spinte da un desiderio così semplice e naturale come quello d'amare, di creare bellezza, sono giudicate riprovevoli? Forse che esiste un dittatura morale della maggioranza? Ma la morale non può definirsi tale proprio perché esiste un suo opposto rappresentato dai comportamenti devianti di una minoranza? Più che di regole generali della moralità si dovrebbe parlare di leggi conformiste della maggioranza; e perché un amore così antico come quello omosessuale, antico come l'amore stesso, viene mal visto se non perseguitato?
Forse qualcuno ergendosi a paladino, guardiano e censore di quei valori morali necessari per elevare la nostra esistenza ha calpestato quei delicati e fragili principi inerenti la libertà individuale? Calpestati, soppressi o trasformati in nome di principi più alti della libertà stessa?

In un piccolo centro o un grande centro, ma chiuso, l'immagine che gli altri hanno di noi e che ci rinviano è frutto di un meccanismo di scambio che è naturalmente più rigido e meno soggetto a variazioni; è per questo che Sebastian e Juan Paulo hanno voluto superare tali rigidità, non rappresentare più la novità, lasciando Cali e sono partiti per una città di passaggio, una città di studenti, una città francese.

A Nizza cercavano tutto quello che si sono fatti mancare a Cali. Hanno chiesto e trovato rispetto, hanno vissuto assieme come migliori amici, coppia e amanti, alla luce del sole. Sono tornati sconosciuti, liberi, hanno conquistato nuova forza e consapevolezza, perché non si sono sentiti legati al territorio, alla gente, ma nuovamente a loro stessi. Non si sono sentiti rifiutati o non accettati, perché semplicemente non appartenevano al posto.


Il problema non sarà tornare in Colombia, a Cali dove con i suoi 2 milioni e mezzo di abitanti è facile ritrovare l'anonimato, ma a casa. Potremo liberarci della nostra casa, delle nostre ancore? Potremo costruirci una nuova casa?

Generare e possedere una casa, un nido, è un diritto alla stregua del diritto di amare. E' un desiderio che genera felicità è, o dovrebbe essere, insopprimibile, il combattere per questo diritto è indice di vitalità ed identifica una persona sana, lucida, cosciente. Un desiderio naturale ed onesto, Juan e Sebastian sono vivi, coscienti, onesti, per questo sono tornati a casa.


2 commenti:

Anonimo ha detto...

Hi! FUNNY PICS MAN! Did I ever send u the ones we took?? What does your article say by the way??
Take care and THANX AGAIN, U R GREAT

clickclick ha detto...

hi guys! I'm HAPPY TO HEAR FROM YOU, WELL EVERYTHING GOES QUITE WELL HERE...a loto of people who come and go, you know and
I'm preparing for Istanbul!

anyway these posts speak about love, as the couple before,freedom, to be honesty and respect!
all the best,
see you around, maybe in Colombia