domenica 9 dicembre 2007

Io voglio essere libero d'amare


La libertà è una condizione molto fragile, che seppure riconosciuta formalmente quasi sempre di fatto è compromessa. In un piccolo posto, una piccola città, una provincia, la libertà si perde, o non la si conquista mai, con la perdita dell'anonimato. In un posto dove il controllo sociale è forte il margine di libera espressione è sempre limitato, un controllo che non è esercitato da un governo o un'autorità troppo zelante, ma un controllo frutto dei nostri stessi rapporti. Noi diventiamo schiavi a causa di noi stessi, invischiati in una fitta ragnatela di relazioni stabili ma fragili, trasparenti ma non sincere, non pronte al cambiamento, non pronte all'apertura. Il rischio è di esser chiusi in un ruolo, la paura è di romperlo, il risultato è la perdita della propria anima, la soluzione è l'apertura.

Il trionfo del relativismo non è altro che l'altra faccia dell'apertura, laddove cadono valori assoluti, cade "un punto di vista privilegiato sul mondo" tutto è in discussione, tutto è "falsificabile" , noi torniamo il metro e la misura di noi stessi:

"Io giudico la tua vita in base alla mia, il tuo orecchio in base al mio, la tua ragione in base alla mia ragione, il tuo rancore in base al mio rancore, il tuo amore in base al mio amore. Non ho e non posso avere altro modo di giudicarli" (Adam Smith, The Theory of Moral Sentiments).

Nel desiderio di essere accettato e amato, ho misurato la mia condotta attraverso le aspettative ed il giudizio degli altri e conseguentemente ho cercato di adeguarmi a quanto richiesto per essere accettato come controparte nell' interscambio sociale. Sono arrivato al punto di cambiare le mie decisioni e agire contro le mie inclinazioni, per avere il piacere di continuare ad apparire nell'opinione di qualcuno come so di non essere in realtà.

Ma un mondo sempre più aperto e globalizzato significa anche possibilità di evadere, di reinventarsi, di essere nessuno e centomila, liberi per il piacere di esserlo, per la necessità di esserlo, alla ricerca del giusto metro per poter coincidere con noi stessi. Per questo sono partito e ho cercato la mia libertà altrove.

Io sono Juan Paulo, sono colombiano e voglio essere libero d'amare.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

sottoscrivo...
altri due film da aggiungere alla lista:
-"un tè nel deserto" (Bertolucci)
-"professione reporter" (Antonioni)

...che chicche, eh?
mic@

clickclick ha detto...

ti metto il link alla recensione di mymovies.it su "un tè nel deserto".http://www.mymovies.it/dizionario/recensione.asp?id=24705
...io ancora non l'ho visto e appena posso lo faccio

per professione reporter c'è il mitico jack, e anche quello lo devo ancora guardare, ma era tra i papabili....ora siam settato su Elio PEtri e GIan MAria Volontè,
grazie per le segnalazioni!