domenica 28 novembre 2010

L'artista secondo Camus, Discorsi di Svezia


"Personalmente, non posso vivere senza la mia arte. Ma non ho mai posto l'arte al di sopra di tutto. Se mi è necessario al contrario, è la cosa che non mi separa da nessuno e mi permette di vivere, così come sono, con tutti. Ai miei occhi l'arte non è una gioia solitaria. E' un mezzo per emozionare il più grande numero di uomini offrendogli un'immagine privilegiata delle sofferenze e delle gioie comuni. Obbliga quindi l'artista a non isolarsi; lo rimette alla verità più umile e universale. E colui che, sovente, ha scelto per il destino di artista perché si sentiva diverso, apprende presto che non nutrirà la sua arte, e la sua differenza, che confessando la sua somiglianza con tutti.
L'artista si forgia in questo perpetuo andirivieni tra e gli altri, a metà strada dalla bellezza che non può evitare e dalla comunità alla quale non può strapparsi. E' perché i veri artisti non disprezzano niente; si obbligano a comprendere invece di giudicare. E, se devono prendere un partito in questo mondo, non può che essere quello di una società dove, secondo le grandi parole di Nietzsche, non regnerà più il giudice, ma il creatore, che sia materiale o intellettuale".


Albert Camus, Discours de Suède,
Editions Gallimard, 1958 (traduzione mia)

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