Fernanda oggi ha ventisei anni ed è di San Luis Potosi, in Messico. Appare come una ragazza che ha raggiunto una certa consapevolezza di sè. Tuttavia, indagando nel suo passato, come spesso accade, la realtà riesce ancora una volta a superare la più fervida immaginazione. Già sorprende ,perché trovare una famiglia di tredici figli è raro, e trovarne una così loca ne fa un caso unico ed irripetibile. Come il cammino di consapevolezza di Fernanda.
Maria Fernanda Otiveros de Santos, è la tredicesima figlia, il numero fortunato di una lotteria da cui sono usciti sei maschi e sei femmine. Lei è l'ultima cresciuta in una famiglia spaccata dal divario di età, in cui la maggiore ha già cinquant' anni e niente da dire alla sorella più piccola. Una famiglia che è un mix di contraddizioni, su sessualità, età, religione e visioni del mondo.
Una famiglia atipica, in cui quello che si è perso è stato proprio l'amore che tutti i figli desidererebbero. Infatti, non si può dire che i genitori di Fernanda siano stati presenti.
Il padre, Fernando Ontiveros, cubano, ha passato la maggior parte della sua vita negli Stati Uniti, da immigrato e poi da giornalista, impegnato più a spargere il proprio seme per il mondo, e ad ubriacarsi subito dopo, che a prestare attenzione ai troppi figli che aveva generato.
Un ubriacone che aveva lasciato definitivamente casa e l'ultima figlia, quando questa aveva solamente due anni, per poi risposarsi e generarne altri dieci. L'incoscienza totale, o il fervore religioso, che l'hanno spinto a molestare Fernanda stessa, quando questa aveva diciannove anni e non era stata riconosciuta dallo stesso padre. Un padre dissoluto che ha disseminato dissolutezza, spingendo la figlia ad ingiuriarlo, invocandogli un taglio di coglioni.
La madre, in sposa a Fernando a soli 15 anni, si è rivelata una madre instancabile solamente nel lavoro, e nell'atto della procreazione, questa volta presumibilmente per fervore religioso. Infatti, in qualità di testimone di Jehovah, annunciava il proprio amore per i figli davanti al pubblico Signore, per poi arrivare ad odiarli in privato, ignorandoli nella maggior parte dei casi, insultandoli e punendoli quando necessario.
Una famiglia senza amore, in cui Fernanda è cresciuta sola, perché sola in compagnia degli ultimi arrivati, gli ultimi tre fratelli maschi, Omar, Hector e Naum.
Fratelli, che non sempre hanno avuto il ruolo che gli competeva. Seviziandola ben oltre il limite imposto ai litigi fraterni, come nel caso di Hector, precedente vittima delle violenze genitoriali, oppure rubandole il ragazzo a sedici anni anziché proteggerla da questi, questo lo strano ruolo di Omar. Fratelli, che anziché assumere un atteggiamento protettivo nei confronti dell'ultima arrivata, erano da questa protetti, dalla unica persona in casa che assomigliasse ad un maschio, oltre la madre naturalmente. Una famiglia di tredici figli, sei fratelli e sei sorelle, più Fernanda. Una famiglia in cui i sei fratelli erano tutti gay, cacciati uno ad uno da casa man mano che arrivavano ai diciassette anni, da una madre che non è mai arrivata ad accettarli, perchè non riusciva ad accettarsi man mano che la misura del proprio errore fosse troppo evidente.
La conquista dell'amore per Fernanda non è stata affatto facile. Da un lato, un genitore meschino ed assente dalla nascita, e dall'altro una genitrice ancora incomprensibile ed intenta solamente a lavorare. Una famiglia, una casa, che era un non luogo, grigio e triste. Un non posto, una presenza soffocante e stancante, che segnava il passaggio del tempo senza donare alcuna ragione per esserne felici. Litigi e violenze psicologiche, come unico strumento per combattere una figlia che non voleva più essere complice dell'ipocrisia materna durante i periodici incontri dei Testimoni di Jehova. Svegliarsi la mattina senza alcuna motivo per essere felici, cercare di essere indipendenti sfidando le ira della madre. Questo il principale stato d'animo durante tutta l'adolescenza.
Una madre, che nel frattempo aveva creato un impero commerciale di ristoranti e take-away messicani, partendo a quindici anni da un semplice chioschetto sotto casa. Una madre, interessata semplicemente al lavoro, una madre che non ha conosciuto nient'altro fuori l'infanzia, se non una vita adulta forse troppo precoce, senza comprendere il giusto tempo della crescita, dell'attenzione e dell'amore necessario per i figli, e per se stessa. Una madre, che non ha mai atteso i primi passi del figlio.
Una madre, che ha cacciato un poco alla volta tutti i figli al momento del loro coming out, indifferente alla battaglia della figlia contro la leucemia dovuta ad una fortissima depressione. Una madre, che è arrivata a sputare in faccia alla figlia perché lesbica.
Una vita senza serenità, senza una persona che potesse starti a fianco con la gratuità dell'amore e la spontaneità nel condividere piccole, ma importanti, cose, che trasformano il proprio vivere in abitudini, in modi di vedere la luce che filtra dagli alberi, in modi di pensare, che trasformano il carattere e quindi il proprio essere. Una vita senza amore, senza te, senza la cosa che più si aspetta, si brama, nella ricerca occidentale della felicità, l'amore inteso nell'accezione più larga del termine, l' amore reciproco che riscalda l'animo e dona il giusto tepore per addormentarsi. Come in un nido di famiglia sempre freddo, Fernanda ha combattuto contro le intemperie del tempo fino al punto di rottura finale della madre, che con la bibbia in mano le sputava addosso il disgusto di avere una figlia lesbica, assieme ad un pugno di denaro, augurandole che le bastasse per tutta la vita.
Anche se, Fernanda avrebbe voluto solo una madre. Cacciata dall'università, ormai allo sbando, senza soldi, senza casa, senza famiglia, conobbe infine qualcuno, un' altra famiglia, che l'aiutò a rimettersi in piedi.
Col tempo, grazie a loro, ha maturato una nuova idea di famiglia ed una sua nuova applicazione. Una famiglia non necessariamente basata sul legame di sangue, una famiglia libera da vincoli sociali, una famiglia allargata in cui quel che conta è volersi bene. Fernanda si è faticosamente rimessa in piedi, è andata negli Stati Uniti, a Dallas, lavorando, navigando a vista tra mille storie d'amore che l'hanno resa passionale, gelosa, possessiva, audace e traditrice. Ha sviluppato una concezione dell'amore personale fatta di gelosia e passione, carpe diem e fugacità, un amore ed un bisogno di conferma di cui è sempre alla ricerca. Per riscattare tutto quell'amore materno che le è stato sempre negato, ma soprattutto per scacciare l'odio che le hanno gratuitamente versato.
Un amore lesbico, che ha vissuto impersonificando sostanzialmente il ruolo maschile. Raccontandomi le sue storie d'amore, le sue motivazioni, i suoi dubbi ed i suoi desideri sembrava veramente di ascoltare un ragazzo in cerca dell'amore non esclusivo, che riconosce la non possibile esclusività dell'amore stesso. Un animo, le cui azioni erano spinte dalla passione, dal qui e subito, dall'impazienza, dalla continua ricerca di appagamento, un animo, estremamente vicino all'amore maschile, ma con la giusta sensibilità dell'universo femminile.
Un amore, dalla memoria corta e facilmente suggestionabile, disilluso dal fatto che quando non ci sei, non puoi essere amata. Perchè le sue storie sono state segnate sempre, anche dalla lontananza. Una ragazza lasciata a Roma, un'altra che l'aspetta a Dallas, e tanti vecchi amici ed amiche che l'aspettano in Messico.
Amori precari, non esclusivi e condivisi, ma intensi, perchè mai completi, mai esauriti, divisi tra tante persone che hanno assaggiato, ma mai saziato. Nella ricerca dell'amore continua, che porta instancabilmente avanti, riscattando tutti gli anni di sofferenza patiti in famiglia, Maria Fernanda Ontiveros de Santos un po' si perde e si cerca tra tutti quegli affetti che rendono l'esistenza meno solitaria. Perchè avendo resistito, avendo combattuto, avendo vinto, non vuole più rinunciare a vivere sola, ad una vita senza te.